Boris sfida Jeremy nel cuore del “red wall”

Testata del giornale inglese News & Star dal titolo " L'elettore di Workington é determinante per le elezioni generali". (CapX)

WORKINGTON (REGNO UNITO). – Maschio, sopra i 35 anni, senza titoli di studio, euroscettico perché deluso e abbandonato: è il profilo dell’elettore tipo che Boris Johnson punta a convincere, nel cuore di quello che per decenni è stato il Red Wall, il muro rosso del centro-nord dell’Inghilterra (e del Galles), per garantirsi la maggioranza nel prossimo Parlamento britannico.

É già stato ribattezzato Workington Man, dal nome dell’omonima cittadina, non distante dal confine con la Scozia, divenuta laboratorio di tutti i sondaggisti.

L’elettore medio di una working class disincantata, talora arrabbiata, che potrebbe decidere l’esito delle elezioni del 12 dicembre: un po’ come la Pennsylvania alle ultime presidenziali Usa.

Se i Conservatori riusciranno – e sarebbe la prima volta – a espugnare questa tradizionale cassaforte di voti laburisti, inattaccabile da decenni, la conferma di BoJo a Downing Street diventerà una certezza, da probabile che appare nei pronostici.

Workington è una grigia cittadina postindustriale di 25mila abitanti, affacciata sul Mar d’Irlanda. Il declino dell’industria pesante e la chiusura delle miniere, negli anni ’70 e ’80, l’hanno impoverita con l’intera area circostante: simbolo, suo malgrado, di quell’ampia fetta del Paese che si sente abbandonata a se stessa.

“La trasformazione dei Labour in un partito liberal e prettamente metropolitano – spiega all’ANSA Will Tanner, direttore del think tank Onward, che per primo ha descritto il ‘Workington Man’ – ha creato un nuovo spazio elettorale in questi collegi. La gente di Workington vuole uscire dall’Unione Europea, ma in realtà chiede più sicurezza di fronte a fenomeni come la globalizzazione e l’immigrazione”.

Una sorta di protezionismo contro quelle forme di modernità economico-sociali, non volute ma subite, di cui da queste parti si è pagato il conto. Si sono visti solo i contraccolpi.

“Ma non si tratta di razzismo – puntualizza Bryan Heyman, ex elettore laburista che promette di votare stavolta addirittura il Brexit Party di Nigel Farage -, facciamo una ragionamento puramente economico. Se ci sono pochi posti di lavoro è convinzione diffusa, qui ma anche altrove, che questi debbano andare prima ai locali, non agli stranieri”.

In oltre un secolo di elezioni, i Tory non sono mai riusciti ad eleggere quassù un singolo deputato. L’egemonia laborista però nell’ultimo decennio si è indebolita, gradualmente e inesorabilmente.

“E’ tutta colpa nostra – fa mea culpa Patrick McCarthy, un consigliere locale dello stesso Labour -, i nostri dirigenti si sono dimostrati inutili, dando per scontato il sostegno di Workington. Dicevano: ‘Non avete alternative, non potete votare Tory!’. Beh, questa volta potrebbero proprio votare i Tory”.

E paradossalmente potrebbero farlo a dispetto di una leadership laburista aperta alle loro istanze come mai negli ultimi decenni, dopo la svolta a sinistra di Jeremy Corbyn e la sepoltura (forse definitiva) dell’eredità del New Labour moderato dell’ormai impopolare Tony Blair.

Non sarebbe del resto una sorpresa assoluta, perché a Workington sei elettori su dieci, nel 2016, avevano già votato per l’uscita dall’Ue.  Un voto confermato anche alle Europee di quest’anno, con il Brexit Party risultato nettamente primo partito, seppure con una bassa affluenza.

Ma il divorzio da Bruxelles non è l’unica priorità di questa gente, che invoca anche e soprattutto la fine dell’austerity, maggiori investimenti, una minor centralizzazione.

Nuove urgenze che – secondo David Walker, candidato delle truppe di Farage – rendono obsoleta la classica distinzione destra-sinistra: “C’è bisogno di una Brexit netta per riprendere il controllo delle nostre amministrazioni. Per autogovernarci – sentenzia – senza avere le mani legate da un potere centrale”.

Walker intende Bruxelles, anche se pare colpa di Westminster aver ignorato per troppo tempo l’allarmante divario economico tra nord e sud del Paese. Ancor più grave, secondo alcuni osservatori, di quello tra Germania Ovest ed Est.

“L’interesse di Londra per il nostro futuro è insignificante, abbiamo bisogno d’una buona rappresentanza locale per proteggerci”, auspica intanto il vicesindaco David King: preoccupato che i 500 chilometri che separano Workington dalla capitale non diventino alla fine una distanza incolmabile.

(di Lorenzo Amuso/ANSA)