Italia, Francia e Germania: patto del Pil per Ue più forte

La spesa in un mercato ortofrutticolo.
La spesa in un mercato ortofrutticolo. (ANSA)

ROMA. – “Insieme rappresentiamo una parte molto significativa del Pil Ue, possiamo dire la nostra su come la nuova Commissione europea debba svolgere il suo mandato”, ed è un obiettivo strategico perché “la Commissione precedente ha un po’ deluso sul fronte economico”.

Le ‘confindustrie’ di Italia, Spagna e Germania stringono a Roma un ‘patto del Pil’ per l’Europa, per rimettere al centro la questione industriale, per dare più forza alle aziende europee nella competizione globale e più forza alla politica europea per grandi sfide come la guerra dei dazi. Confindustria è stata la padrona di casa del primo ‘business forum trilaterale tra le associazioni degli industriali dei primi tre Paesi manifatturieri d’Europa, per darsi appuntamento il prossimo anno a Berlino dalla tedesca Bdi, e l’anno dopo a Parigi dalla francese Medef.

Muovendosi intanto in modo “agile, flessibile, costruttivo” per far sentire la voce degli industriali con i Governi ma soprattutto a Bruxelles. Il documento finale che sintetizza “il lavoro intenso” fatto al Roma è stato illustrato, per primo, al premier Giuseppe Conte a Palazzo Chigi dai leader degli industriali dei tre Paesi, Vincenzo Boccia, Dieter Kempf, Geoffroy Roux De Bezieux.

Sarà poi presentato agli altri Governi ma è soprattutto l’inizio di un percorso con la Commissione Ue: “Abbiamo anche l’idea di incontrare insieme vari commissari europei: un elemento di metodo non marginale, cominciamo a pensare e ad agire livello europeo”, sottolinea ancora Boccia.

Il documento si sofferma su cinque messaggi chiave: in Europa serve una “ambiziosa strategia di politica industriale”; la rivoluzione green deal richiederà un aumento egli investimenti aggregati da parte dell’Ue di 250-300 miliardi”; la guerra dei dazi impone all’Europa di “difendere Coin forza i propri interessi”. Poi “massicci investimenti per una crescita inclusiva, sostenibile competitiva”; E “iniziative forti” per “sostenere la leadership digitale europea”.

Se “a risposta a queste preoccupazioni deve essere ovviamente politica”, dicono gli industriali, “la soluzione verrà anche dalle imprese”, pronte a fare la loro parte a partire un segnale di “unità”, imprenditori di tre Paesi che trovano “senso e spirito di comunità, convergono su obiettivi comuni: un bellissimo messaggio per quella politica che tende a dividere e usa l’Europa come alibi per non affrontare i problemi nazionali”.

Mentre “un altro messaggio è che la questione industriale non è il problema, è la soluzione” per crescita, sviluppo, ridurre i divari. Il tema non è sul tavolo del forum, ma come è percepita l’Italia dagli industriali francesi e tedeschi? Carenze strutturali e clima politico scoraggiano gli investitori stranieri? Vincenzo Boccia puntualizza: “La potenza industriale italiana compensa ampiamente i deficit di competitività del Paese”.

Per il francese Geoffroy Roux De Bezieux “la politica può creare un clima di incertezza, è vero, ma poi tutto passa. Bisogna evitare di incagliarsi sui problemi politici” e puntare su campioni europei che possano competere nelle sfide globali: “Guardavamo con favore alla fusione Alstom-Siemens”, bloccata dall’Antitrust Ue. “Siamo molto favorevoli alla collaborazione tra Fincantieri e Cantieri dell’Atlantico, come a quella tra Fiat e Peugeot”.

Per spingere su questa strada, avverte il tedesco Dieter Kempf, serve anche “una revisione delle norme sulla concorrenza in Europa”. E va tolto ogni “margine di manovra” alle tendenze nazionaliste”. Ma “al di là della politica dei singoli Paesi tra aziende tutto funziona molto bene”.

Lascia un commento