Cresce reddito delle famiglie ma resta disuguaglianza

Consumatori fanno la spesa al mercato.

ROMA. – Il reddito delle famiglie italiane cresce ma resta ancora inferiore in media dell’8,8% rispetto a quello del 2007 in termini reali.

Il calcolo arriva dall’Istat che nel suo Report “Condizioni di vita, reddito e carico fiscale delle famiglie” segnala come in questi anni sia cresciuta la disuguaglianza tra i nuclei familiari con il 20% delle famiglie più abbienti che può contare su redditi medi pari a 6,1 volte quelli del 20% delle famiglie meno abbienti.

Nel 2017 il reddito netto medio delle famiglie italiane è stato pari a 31.393 euro con un aumento in termini nominali del 2,6% e in potere d’acquisto dell’1,2%.

Il reddito familiare inclusivo degli affitti figurativi è stato stimato in media pari a 36.293 euro (+1,7%, grazie soprattutto alla crescita degli affitti figurativi). L’aliquota media del prelievo fiscale a livello familiare sale lievemente dal 19,4% al 19,5%.

Diminuisce nel 2018 la percentuale di popolazione a rischio di povertà o esclusione sociale (dal 28,9% al 27,3%) per una minore incidenza di situazioni di grave deprivazione materiale mentre resta ferma al 20,3% quota di individui a rischio povertà.

Il rischio di povertà e esclusione sociale è ai massimi in Campania (53,6%), seguita dalla Sicilia (51,6%) con il minimo a Bolzano (12,9%), seguito dal Friuli (13,6%).

Nonostante la crescita registrata nel 2017 la contrazione complessiva dei redditi familiari rispetto al 2007, anno precedente la crisi economica, resta ancora notevole, con una perdita in termini reali in media all’8,8%.

La ripresa ha favorito però le regioni settentrionali con appena il 6,7% di reddito perso rispetto al 2007 nel Nord Ovest e 6% nel Nord Est mentre il Sud arranca con l’11,9% in meno rispetto a dieci anni prima (-11% il Centro).

La diminuzione dei redditi familiari in termini reali è stata più alta per le famiglie più numerose (-14% per le famiglie con cinque o più componenti) mentre è decisamente più contenuta per le famiglie con due componente (-1,8%).

Se si guarda al tipo di reddito l’ultimo anno studiato ha visto il calo di quello da lavoro dipendente (-0,5%, la prima flessione dal 2013) e la crescita di tutti gli altri redditi con un balzo per quello da capitale (+4,4%). Se però si considerano i dieci anni dal 2007 i redditi da lavoro autonomo sono quelli che hanno avuto la performance peggiore (-20% in termini reali) mentre quelli da lavoro dipendente hanno segnato un -11,4%.

Hanno tenuto invece i redditi da pensione nonostante le strette operate sulla perequazione rispetto all’inflazione con un -1,5%. I redditi da capitale mostrano una perdita complessiva nel periodo del 14,3%.

Il cuneo fiscale e contributivo resta al di sopra del 45%, al 45,6% con la retribuzione netta che resta a disposizione del lavoratore pari a poco più della metà del totale del costo del lavoro (il 54,4%).

Intanto l’Ocse ha diffuso i dati sul peso del fisco nel 2018 con l’Italia che risulta settima tra i 37 Paesi Ocse con una pressione fiscale al 42,1% del Pil contro una media dell’aerea del 34,3%. Ad aprire la classifica è la Francia, che supera il 46%, mentre all’opposto si trova il Messico, ad appena il 16%.

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