Conte all’ultima mediazione, ma c’è nodo risoluzione

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte (S) e il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri in Senato durante voto sulla fiducia al Governo,
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte (S) e il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri in Senato durante voto sulla fiducia al Governo, Roma 10 settembre 2019. ANSA/GIUSEPPE LAMI

ROMA. – La strategia non cambia: dialogo fermo in Europa e riduzione al minimo di una propaganda che rischia di essere autolesionista. A Palazzo Chigi le bocce restano ferme dopo le parole di netta chiusura del presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno sul Mes.

Parole che Luigi Di Maio accoglie con gelido silenzio, così come anche i vertici del Pd. Parole che non sorprendono il governo più di tanto: i margini di negoziato sono sull’intero pacchetto di riforme e andranno percorsi dal premier Giuseppe Conte al prossimo Eurosummit.

Ma per il capo del governo il problema è duplice: alla trincea dell’Eurogruppo si somma quella di un M5S che, sul Mes, rischia di andare in ordine sparso. Le parole di Centeno, di certo, non agevolano la distensione. Tanto che al Quirinale si assiste al continuo scontro Pd-M5S con preoccupazione.

E avendo ben presente un obiettivo per il Colle fondamentale: l’approvazione della manovra. Un’approvazione che dovrebbe prescindere dalle fibrillazioni della maggioranza, senza quindi incrociare pericolosamente gli sforzi sul fondo salva Stati.

Il presidente Sergio Mattarella avrà modo di incontrare Conte e buona parte dei ministri la settimana prossima, nell’usuale pranzo prima del Consiglio Ue. Saranno le ore della della verità sulla tenuta della maggioranza: se alle comunicazioni di Conte alle Camere seguirà una risoluzione unitaria di maggioranza il governo, almeno fino a Natale, sarà salvo.

Proprio sulla risoluzione sul Mes, in queste ore, si succedono le riunioni nel M5S. In serata i parlamentari competenti in materia vedono a Palazzo Chigi la sottosegretaria agli Affari Ue Laura Agea, deputata a stilare assieme ai capigruppo la risoluzione. Una riunione simile, sempre con Agea, avverrà domani al Senato.

Il Movimento naviga a vista, sospeso tra linea barricadera sposata da Di Maio e Alessandro Di Battista e tra quella di chi, anche tra i membri del governo, auspicherebbe toni più moderati. “Non possiamo fare certi post mentre stiamo al governo”, protesta un parlamentare del M5S indicando i titoli che si succedono in queste ore sul blog delle Stelle.

“A forza di tirare la corda, quella si spezza”, incalzano diversi deputati in Transatlantico mentre Giorgio Trizzino sembra quasi avvertire Di Maio: “è bene sia chiaro a tutti,non esiste alternativa al governo giallo-rosso ed il Presidente Conte ha la fiducia di tutti i parlamentari del Movimento.

Sotterraneamente, il ministro per i Rapporti del Parlamento Federico D’Incà cerca di smussare gli angoli provando a spingere per una risoluzione unitaria di sostegno a Conte. Da Reggio Emilia, dove si trovava con Graziano Delrio, il presidente della Camera Roberto Fico mette in campo una moral suasion che piacerebbe anche all’ultimo Beppe Grillo: “per il bene del Paese il governo deve andare avanti”.

Lo spettro del voto, nei corridoi del Parlamento, tuttavia comincia a muoversi, spaventando i parlamentari pentastellati. Eppure, spiega chi ha sentito in queste ore Di Maio, la convinzione del capo politico è ben diversa e radicata in un concetto: il Pd non andrà mai al voto. Anche per questo il leader sta alzando i toni. Il rischio però è di rendere ancora più in salita la strada negoziale di Conte. Anche perché al Consiglio Ue Conte è pronto a fare la voce grossa, ma a suo modo. “Non firmiamo cambiali in bianco”, è il suo messaggio.

(di Michele Esposito/ANSA)

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