Mosca inasprisce la legge sui media “agenti stranieri”

Il presidente della Russia Vladimir Putin.
Il presidente della Russia Vladimir Putin. (ANSA/EPA)

MOSCA. – Giro di vite del Cremlino sulla legislazione che già bolla i media che ricevono fondi esteri come “agenti stranieri”. Congelato per oltre un anno in Parlamento, il ddl è stato rivitalizzato dopo le proteste di questa estate a Mosca e approvato dalla Duma in seconda e terza lettura. Poi la firma presidenziale e l’entrata in vigore.

Ora anche singoli individui – giornalisti e blogger così come comuni cittadini – potranno rientrare nella categoria.

La materia è complessa, è ancor di più lo è perché con le nuove norme basterà condividere su internet il materiale prodotto (o semplicemente postato) da “agenti stranieri” per essere coinvolti.

I giornalisti stranieri accreditati presso il ministero degli Esteri (dunque i corrispondenti) possono però dormire sonni tranquilli: la norma, hanno chiarito al ministero, non è intesa per loro.

Diverso è il caso, naturalmente, dei grandi network internazionali – come BBC, Reuters, Deutsche Welle o la galassia che fa capo all’americana Radio Liberty – che hanno siti internet o canali televisivi in russo.

Qui la legislazione darà il suo meglio (e d’altra parte, perlomeno ufficialmente, il giro di vite nasce ormai anni fa proprio per rispondere pan per focaccia alle limitazioni imposte nel Regno Unito o negli Usa alle testate filo-Cremlino come RT e Sputnik).

Chi viene bollato “agente straniero” dovrà segnalarlo nel materiale distribuito, pena sanzioni, e dovrà creare entità giuridiche apposite legate al ministero della Giustizia. É chiaro che, data la situazione, i russi ci penseranno su due volte a condividere un post sui social se porta la lettera scarlatta dell’agente straniero (limitando così la diffusione di materiale giudicato magari scomodo).

La norma, inoltre, concede ampia discrezionalità di interpretazione, e questo, dicono gli esperti, è chiaramente voluto.

“È impossibile implementarla letteralmente, non è tecnicamente fattibile monitorare tutte le violazioni: è stata creata per punire in modo selettivo chi si vuole punire in qualche modo”, ha detto al Moscow Times Andrei Kolesnikov del Carnegie Center.

Il caso più eclatante può essere quello di Alexei Navalny, dato che il suo Fondo Anti-Corruzione è stato già incluso nella lista degli “agenti stranieri” per sospette donazioni estere (caso montato ad arte, dice l’oppositore).

La nuova legge compie un passo ulteriore. Per dirla con Carlo Levi, più che Navalny “in sé” andrà ad agire sul Navalny che c’è “in me”. Ovvero la nuova generazione di aspiranti ribelli.

(di Mattia Bernardo Bagnoli/ANSA)