In Cile trovata morta la fotografa Martinez Burgos, raccontò la repressione

Manifesti in ricordo della fotografa Albertina Martinez Burgos trovata morta a casa.
Manifesti in ricordo della fotografa Albertina Martinez Burgos trovata morta a casa.

ROMA. – Come fotografa freelance aveva documentato gli eccessi della repressione della polizia contro i manifestanti in Cile, e in particolare i soprusi sulle donne attive nella protesta. Albertina Martinez Burgos è stata trovata morta, misteriosamente, nel suo appartamento nel centro di Santiago del Cile, da dove è sparita tutta la sua documentazione fotografica. Vicino al cadavere qualche macchia di sangue, ma nient’altro che desse indicazioni evidenti su come sia morta.

Martinez Burgos, 38 anni, lavorava come assistente alle luci nella tv privata cilena Megavision. Partecipava alle manifestazioni di protesta, dove documentava i momenti più salienti, comprese gli atti di repressione spesso violenti di polizia e carabineros.

L’allarme lo ha lanciato la madre che, non avendo più notizie della figlia, con l’aiuto di un fabbro ha forzato la porta chiusa a chiave dell’appartamento. Dalla casa, oltre ai supporti fotografici, sono spariti anche degli oggetti preziosi, forse un tentativo di simulare una rapina. “Stiamo indagando su un caso di presunto omicidio”, ha fatto sapere, citata dalla stampa sudamericana, la pm Débora Quintana.

“Albertina stava documentando la situazione in Cile e partecipava attivamente come fotografa alle manifestazioni. Documentava la violenza contro le donne giornaliste e attive sulle reti social”, scrive il movimento femminista ‘Non una di meno’. “Esigiamo che siano chiarite le cause della sua morte, senza dimenticare che né il suo pc né la sua macchina fotografica erano nell’appartamento quando è stata trovata senza vita.

Non dimenticheremo il suo nome, non dimenticheremo il suo volto”, scrive ‘Ni una menos Chile’ su Instagram, commentando un nuovo delitto che colpisce le donne, a poche settimane dalla morte di Daniela Carrasco, detta ‘El Mimo’, artista di strada travestita da clown che aveva aderito con la sua immagine e la sua voce alla protesta contro il governo di Sebastiano Piñera.

Carrasco fu trovata un mese fa impiccata alla recinzione di un parco dopo aver subito stupro e torture – circostanza, questa, tuttavia smentita da chi ha eseguito l’autopsia e che parla di ‘suicidio’. Il tutto sullo sfondo turbolento del Paese economicamente più avanzato dell’America latina alle prese con un’ondata di malessere sociale – che l’accomuna a molti altri Paesi latinoamericani – contro le ineguaglianze e i prezzi dei servizi pubblici, compresa la sanità.

Amnesty International, che per 20 giorni ha osservato sul terreno le tecniche repressive contro “manifestazioni pacifiche”, con l’uso di armi letali accanto a quelle tradizionali antisommossa e ha parlato nel suo rapporto di gravi violazioni dei diritti umani, dall’uso eccessivo della forza alle irruzioni e perquisizioni illegali, dalla tortura agli abusi sessuali e agli arresti arbitrari. I morti dal 18 ottobre sono ufficialmente 23: un bilancio tragico per un Paese che non si aspettava di ritrovarsi a leccarsi le ferite 30 anni dopo il ritorno alla democrazia e la fine della dittatura di Pinochet.

(di Fabio Govoni/ANSA)

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