Il grido di Francesco a Hiroshima e Nagasaki: “Mai più!”

La folla nel campo di baseball di Nagasaki durante la Messa officiata da Papa Francesco.
La folla nel campo di baseball di Nagasaki durante la Messa officiata da Papa Francesco.. (ANSA/AP Photo/Kiichiro Sato)

NAGASAKI (GIAPPONE). – “Nunca mas!”, mai più. Il Papa lo scandisce e lo ripete: mai più. Dopo la tragedia della bomba atomica vissuta 74 anni fa a Nagasaki ed Hiroshima “non possiamo permettere che le attuali e le nuove generazioni perdano la memoria di quanto accaduto, memoria che è garanzia e stimolo per costruire un futuro più giusto e fraterno”.

“In un’unica supplica, aperta a Dio e a tutti gli uomini e donne di buona volontà, a nome di tutte le vittime dei bombardamenti, degli esperimenti atomici e di tutti i conflitti, eleviamo insieme un grido – è l’appello di Papa Francesco -: Mai più la guerra, ma più il boato delle armi, mai più tanta sofferenza! Venga la pace nei nostri giorni, in questo nostro mondo”.

Ma il pontefice lancia un monito diretto alle grandi potenze che stanno abbandonando il multilateralismo e che cercano di sfilarsi dai Trattati, come quello sul divieto delle armi nucleari. “Con convinzione desidero ribadire che l’uso dell’energia atomica per fini di guerra è, oggi più che mai, un crimine”; “l’uso dell’energia atomica per fini di guerra è immorale ma anche il possesso è immorale, come avevo detto due anni fa”, ha sottolineato Bergoglio riferendosi allo storico appello lanciato in Vaticano nel 2017.

“Saremo giudicati per questo”, avverte Francesco. La giornata per il pontefice era cominciata a Nagasaki, con quel lungo momento di silenzio sotto il monumento dedicato alle vittime. Una pioggia incessante ha investito il luogo delle celebrazioni ma questo non ha fatto desistere i tanti giapponesi che hanno voluto essere presenti a questo momento storico. Nagasaki è un luogo che “ci rende più consapevoli del dolore e dell’orrore che come esseri umani siamo in grado di infliggerci”, aveva detto il Papa nella cittadina giapponese che subì, dopo solo tre giorni, il destino di Hiroshima.

Francesco definisce l’orrore vissuto da questa gente “indicibile”. Nel parco c’è anche quella foto che lui stesso ha ‘adottato’ da diversi anni, distribuendola in diverse occasioni: un bambino con il fratellino morto sulle spalle che aspetta il suo turno al forno crematorio. Papa Francesco ha salutato la moglie e il figlio del fotografo Joe O’Donnell, autore della foto-simbolo della tragedia.

“Il frutto della guerra” è il commento apposto da Bergoglio a quell’immagine. Ad Hiroshima il momento più commovente è il rintocco lento delle campane in un silenzio toccante, di rispetto per le vittime ma anche tuttora intriso del dolore di una tragedia che ha toccato profondamente l’umanità.

“Faccio memoria qui di tutte le vittime e mi inchino davanti alla forza e alla dignità di coloro che, essendo sopravvissuti a quei primi momenti, hanno sopportato nei propri corpi per molti anni le sofferenze più acute e, nelle loro menti, i germi della morte che hanno continuato a consumare la loro energia vitale. Ho sentito il dovere – usa questa parola il Papa – di venire in questo luogo come pellegrino di pace”.

Una pace che adesso è l’obiettivo principale dei memoriali realizzati nelle due cittadine. Si tengono conferenze, si raccolgono firme per stringere le potenze mondiali a decisioni a favore dell’umanità. Ma c’è anche il segno della speranza e di un futuro possibile. In Giappone lo simbolizzano materialmente negli origami, quei lavori di carta colorata dove concretamente la pazienza porta alla costruzione di una cosa bella. A Nagasaki le pareti sono tappezzate di queste piccole opere d’arte, molte realizzate da bambini con la parola pace declinata in tutte le lingue del mondo.

(dell’inviata Manuela Tulli/ANSA)

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