Multinazionali in crescita, fatturato +6,1% in Italia

Loghi e marchi di alcune multinazionali in Italia. (T-Mag)

ROMA. – Le multinazionali estere crescono in Italia ma si espandono anche le italiane all’estero. Nel 2017 nel nostro Paese risultano attive quasi 15 mila (14.994) imprese a controllo estero, con un impatto non indifferente sul lavoro: occupano quasi 1,4 milioni di addetti (+4% rispetto al 2016), fatturano (al netto di attività finanziarie e assicurative) oltre 572 miliardi di euro (+6,1%), realizzano un valore aggiunto di quasi 119 miliardi (+5%) e quasi 17 miliardi di investimenti fissi lordi.

La fotografia arriva dal report Istat sulla struttura e competitività delle imprese multinazionali ed è riferita al 2017. Viaggia anche il “made in Italy”.

Non da meno risulta, infatti, l’attività delle controllate italiane all’estero che, sempre nel 2017, sfiorano quota 24 mila (23.727, con un +3,6% nel confronto annuo), occupano quasi 1,8 milioni di addetti (+4,4%) e fatturano oltre 538 miliardi (+5,7%).

Le multinazionali estere contribuiscono alla spesa in ricerca e sviluppo per oltre 3,3 miliardi di euro. E danno un contributo significativo all’interscambio commerciale italiano: realizzano infatti il 28% delle esportazioni nazionali di merci e attivano il 47,7% delle importazioni. Predominano Gli Usa.

Gli Stati Uniti, infatti, nel 2017 sono il Paese con il più elevato numero di imprese e addetti a controllo estero in Italia (2.314 imprese, con oltre 284 mila addetti).  Seguono la Germania, con 2.073 imprese e quasi 181 mila addetti, e la Francia con 1.987 imprese e oltre 271 addetti.

Gli Stati Uniti conservano il primato anche come principale Paese di localizzazione degli investimenti italiani all’estero (oltre 157 mila addetti nell’industria e quasi 112 mila nei servizi).

La rilevazione sulle strategie di sviluppo indicate nel 2018 per il biennio 2019-2020, e fotografate sempre dall’Istat, si colloca tra alti e bassi: tra le multinazionali estere in Italia il 31,5% ha allora programmato un incremento dei livelli di attività, il 61,3% un mantenimento della dimensione economica, il 7,1% un ridimensionamento.

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