Maxi-esercitazione militare in Iran, pronti a guerra

Un soldato dell'esercito irani esercita con un fucile a lungo raggio. (alwaght.com)

ISTANBUL. – La maxi-esercitazione militare dell’Iran per testare i nuovi equipaggiamenti e il livello di preparazione a possibili minacce di guerra si è conclusa raggiungendo “tutti gli obiettivi”.

Mentre le violenti proteste scoppiate una settimana fa dopo il rincaro della benzina sembrano placarsi a seguito della dura repressione delle forze di sicurezza, l’esercito della Repubblica islamica movilita migliaia di soldati, simulando un conflitto sul Golfo Persico e lo Stretto di Hormuz.

“Proprio come abbiamo raggiunto tutti gli obiettivi in questa esercitazione, se il nemico osa pensare a qualsiasi azione sbagliata lo faremo pentire sul campo di battaglia”, avverte il brigadiere generale Alireza Sabahifard, comandante della difesa aerea. Ribattezzate “Guardians of Velayat Sky-98”.

Le manovre si sono svolte in un’area di 416 km quadrati nella provincia centro-settentrionale di Semnan e hanno permesso di testare tra l’altro il sistema missilistico indigeno di ultima generazione Khordad 15, svelato lo scorso giugno, che secondo Teheran è capace di intercettare simultaneamente 6 obiettivi e distruggere cacciabombardieri e droni fino a un raggio di 150 km.

“Avvertiamo i nemici della Repubblica islamica, e in particolare gli Stati Uniti, di non prendere misure sbagliate nella regione, se vogliono mantenere le loro truppe al sicuro” ed “evitare la guerra”, ha ribadito il maggiore generale Gholam Ali Rashid, comandante del quartier generale centrale di Khatam al-Anbiya dei Pasdaran.

Intanto, le autorità rivendicano di aver messo a tacere le manifestazioni.

“Una guerra mondiale a pieno titolo contro il sistema e la rivoluzione sono nati e fortunatamente il bambino è morto alla nascita”, ha esultato il brigadiere generale Salar Abnoosh, vice responsabile delle milizie volontarie Basij, sostenendo che gli interrogatori dei manifestanti arrestati avrebbero svelato “una coalizione del male” composta da “sionisti, America e Arabia Saudita” dietro la “sedizione”.

Abnoosh ha anche rivendicato l’utilità del blocco di internet per “fermare” i dimostranti.   Una censura che sembra allentarsi con il passare delle ore. Secondo l’osservatorio Netblocks, la connettività è salita oggi al 15% del normale.

Gli Usa ribadiscono però l’accusa di aver silenziato il web per soffocare un legittimo dissenso e hanno varato nuove sanzioni, colpendo stavolta il ministro dell’Informazione Mohammad Javad Azari Jahromi per il “suo ruolo nella vasta censura di internet”.

(di Cristoforo Spinella/ANSA)

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