ROMA. – “Siamo di destra per l’iniziativa privata e di sinistra per la scuola e la sanità pubbliche”. Risponde così Carlo Calenda alla domanda su dove si collochi il suo movimento, Azione, lanciato oggi e ispirato al Partito d’azione – molto minoritario, ma culturalmente influente nel dopoguerra – e al popolarismo sociale di don Luigi Sturzo.
L’ex ministro e attuale eurodeputato ripropone l’idea di “un fronte anti-sovranista e anti-populista” già promossa con Siamo Europei prima delle elezioni continentali. Un fronte del quale Azione aspira ad essere il pilastro. “Ma non è un partitino – dice Calenda – e se non arriviamo in doppia cifra sarà un fallimento. Se i sondaggi ci daranno al 3% neanche ci presenteremo alle urne”.
Nella sede della Stampa estera a Roma diversi giornalisti chiedono a lui e a Matteo Richetti, senatore ex Pd che lo affianca, a cosa serva un nuovo partito e in cosa si differenzi Azione da Italia Viva. “Molte cose mi distinguono da Renzi – risponde Calenda -. Ha fatto un governo con il M5S dopo aver giurato che non lo avrebbe mai fatto. Ha tolto lo scudo penale a Mittal dopo averlo messo, provocando un disastro. Sta tradendo i suoi valori, è un bullo”.
“Riformisti rammolliti”, così il manager-politico chiama Pd, Forza Italia e Iv, “si sono sottomessi a populisti e sovranisti”. Calenda invece vuole che europeisti e liberali progressisti combattano anche alle elezioni, senza paura. “E mai alleati con M5S e Lega”, giura.
“Non è un’operazione personale, ma una grande mobilitazione dell’Italia che studia, lavora e produce”, spiega Calenda, secondo il quale “cambiare la politica è cambiare le persone”, quindi la classe dirigente: “Quella attuale non sa gestire i processi, amministrare, pensa di dover solo dare indirizzi politici”.
Calenda, che secondo alcuni starebbe pensando in prospettiva a candidarsi a sindaco di Roma, annuncia il primo congresso di Azione a giugno 2020. Al Pd si era iscritto a marzo 2018, subito dopo la disfatta dem alle elezioni politiche, lasciandolo dopo l’alleanza con il M5S. Ora Calenda è pronto a sostenere Stefano Bonaccini alle regionali in Emilia Romagna, “ma solo se non si allea con i cinquestelle”.
Nel comitato promotore di Azione amministratori locali, docenti universitari, giornalisti, società civile. E i soldi dove li prendete?, chiedono. “Da sottoscrizioni, Siamo Europei aveva 150 mila iscritti – replica -. Poi donazioni di imprenditori, che però abbiamo stabilito non possano avere concessioni pubbliche”.
Calenda è già stato in un altro partito nuovo nel passato recente, Scelta Civica di Mario Monti, da cui uscì nel 2015. Fondato nel 2013 dall’ex presidente del Consiglio, prese oltre l’8% alla Camera in quello stesso anno. Scelta Civica attraverso varie scissioni terminò l’attività nel 2017. Meno bene era andata a Rinnovamento Italiano di Lamberto Dini, anch’egli ex premier: fondato nel 1996 arrivò al 4,3% e si sciolse nel 2002.
(di Luca Laviola/ANSA)