Tennis: ciao Davis, ma l’Italia è polemica sul format

Matteo Berrettini in azione in un'immagine d'archivio.
Matteo Berrettini in azione in un'immagine d'archivio. EPA/KIKO HUESCA

ROMA. – La prima edizione della rinnovata Davis Cup “non ci ha portato fortuna” (copyright del capitano Corrado Barazzutti). L’Italia, dopo essere uscita sconfitta dal confronto con il Canada, nella notte madrilena ha perso anche l’incrocio con gli Stati Uniti e salutato il torneo nella prima fase.

Un ‘arrivederci’ pieno di rimpianti, ma pure venato di polemiche. Per il programma: gli azzurri hanno avuto la certezza di essere fuori ancor prima del doppio, causa il forfait dell’Australia con il Belgio che ha regalato a quest’ultimo un doppio 6-0. E per certi orari assurdi, con Bolelli e Fognini costretti a stare in campo fino a notte fonda.

Fatti che hanno indotto il capitano Corrado Barazzutti ad alzare la voce: “La Davis si merita un format migliore e più rispetto per i giocatori”. I ritiri, ad esempio, pesano troppo. Come ha dimostrato “la rinuncia del Canada con gli Usa nel doppio. Non è corretto in un girone in cui contano tutti i punti. Anche l’Australia non ha giocato il doppio e questo porta degli squilibri in un girone all’italiana. Non va bene. Poi certi orari, con partite alle quattro del mattino…”.

Osservazioni che però non devono sembrare una ricerca di alibi: “Rimane un po’ di delusione. Abbiamo perso due match che si potevano vincere – ha ammesso Barazzutti – molto equilibrati. Ci siamo andati vicini. I ragazzi hanno lottato con tutto quello che avevano. La prossima volta andrà meglio, questa squadra è forte. Pochi punti hanno fatto la differenza”.

Il rimpianto è eredità soprattutto del modo in cui Matteo Berrettini è stato battuto in rimonta da Taylor Fritz, contro il quale aveva giocato un ottimo primo set. E dato l’illusione di avere l’incontro in mano, salvo cadere nel tie break del secondo, per poi crollare fisicamente nel terzo.

Sarebbe stata una vittoria importante, specie alla luce dell’ottimo match giocato in precedenza da Fabio Fognini contro il gigante Reilly Opelka, sconfitto in tre set anche grazie ad un servizio praticamente perfetto, ovvero con l’arma preferita dello statunitense.

Il doppio “notturno” e con esso le speranze dell’Italia di essere ripescata come una delle migliori seconde per il quoziente game, sono state vanificate dal ritiro degli australiani. Bolelli e Fognini hanno poi perso in tre set. Alla spedizione italiana resta lo smacco. Arrivata a Madrid sulle ali dell’entusiasmo per la splendida stagione dei suoi protagonisti, non si è dimostrata all’altezza del pronostico che la dava tra le favorite.

Lascia un commento