Assedio a Di Maio ma leader: “Su Regionali voto Rousseau”

Luigi Di Maio di fronte ai mezzi di comunicazione.
Luigi Di Maio di fronte ai mezzi di comunicazione. (ANSA/AP Photo/Jason DeCrow)

ROMA. – Uscire dal palazzo, tra gli attivisti, semplicemente mostrarsi sul campo: Luigi Di Maio prova a rompere l’assedio che nel Movimento ormai da settimane si consuma nei suoi confronti con un ritorno alla più classica delle strategie: il comizio politico. E, nel frattempo, Di Maio rompe gli indugi su Emilia-Romagna e Calabria e affida la decisione della partecipazione del Movimento agli iscritti di Rousseau.

Si voterà, dalle 12 alle 20. E non sarà una decisione facile, anche perché il capo politico avverte gli iscritti sulle difficoltà di coniugare una campagna elettorale al momento di profonda “riflessione” che attraversa il Movimento. Già, perché nel post dove si annuncia il voto su Rousseau – anche se sulla modalità del quesito non viene dato alcun indizio – il Movimento conferma, per marzo, gli Stati generali che genereranno una nuova Carta dei Valori.

“Sarà un momento di rinascita”, promettono dal blog dove si ribadisce che, entro dicembre, sarà in campo il team di 18 facilitatori che costituiscono la nuova struttura pentastellata. Non è escluso che, sulla scelta di affidare la decisione sulle Regionali a Rousseau, non ci abbia messo lo zampino Beppe Grillo.

Dopo Italia 5 Stelle il Garante è tornato nell’ombra, dispensando solo qualche click a favore di Virginia Raggi. I rumors dell’ultim’ora, tuttavia, prevedono un qualche intervento dell’ex comico, sia per compattare il Movimento sia per insistere su una strada che Grillo già ha indicato ad agosto: il dialogo con il Pd.

Ed è un punto, questo, che si incrocia con il nodo delle Regionali. Con un’appendice: che succederebbe se in Emilia-Romagna il Pd perdesse per quella manciata di punti che potrebbe portargli un M5S alleato? Il timore, in queste ore è arrivato anche al premier Giuseppe Conte. I

l presidente del Consiglio, non a caso, si è ormai convinto della necessità di cementare l’alleanza di governo. Sicuramente dopo la manovra, con un vero e proprio rilancio “programmatico” in gennaio ma anche prima. Tanto che sarebbe spuntata l’idea di organizzare una cena tra ministri dopo il Consiglio dei ministri di domani. Si tratterebbe tuttavia, solo di un’ipotesi, anche perché l’inizio del Cdm è previsto alle 19.

Il nodo dei rapporti tra alleati, però, esiste eccome. E’ alimentato, ad esempio, da quello scudo penale – da inserire per l’ex Ilva – che rischia di spaccare ulteriormente la maggioranza e il M5S al suo interno. Ed è un nodo che è rinfocolato dal sospetto, che serpeggia nelle stanze del Movimento, che sia Nicola Zingaretti a voler andare al voto. In questo senso il ritorno sul territorio di Di Maio potrebbe avere anche un altro obiettivo: rafforzare sul campo i Cinque Stelle per non farsi trovare impreparati in caso di ritorno alle urne.

La strada è in salita. Le incursioni contro il leader da parte dei parlamentari si sono attenuate ma a dare il segno della tensione è la questione del capogruppo alla Camera: lo stallo perdura è l’ipotesi di una lista unica che metta insieme le anime del gruppo non è ancora concreta.

(di Michele Esposito/ANSA)

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