Governo: si tratta con Mittal, ma c’è distanza sugli esuberi

Un momento dello sciopero di 24 ore indetto da Fim, Fiom e Uilm nello stabilimento siderurgico di Taranto e negli altri siti del Gruppo ArcelorMittal, Taranto,
Un momento dello sciopero di 24 ore indetto da Fim, Fiom e Uilm nello stabilimento siderurgico di Taranto e negli altri siti del Gruppo ArcelorMittal, Taranto,nel novembre 2019. ANSA/ RENATO INGENITO

ROMA. – Sia ArcelorMittal a “fare la prima mossa” e tolga dal tavolo il rischio di 5.000 esuberi strutturali; mentre sullo scudo penale “un ragionamento” si può fare – dice il ministro Stefano Patuanelli – pur se deve passare per un confronto politico, “in particolare nel M5s”, e comunque “non si può partire da qua”.

Il premier Giuseppe Conte mantiene il pressing politico sull’azienda e in vista dell’incontro con la proprietà avverte: “Venerdì porterò la determinazione di un presidente del Consiglio di un Paese del G7 dove si viene e si rispettano le regole”; chiede quindi all’azienda di “capire questa situazione e assumere un atteggiamento ben diverso”.

Sull’ex Ilva è una partita che resta aperta su molti fronti e che su ogni campo si gioca in modo estremamente diverso. Dal dibattito politico che alza i toni alla riservatezza delle ‘interlocuzioni’ per una mediazione, poi le partite giudiziarie aperte civili e penali, e la trincea dei sindacati.

E per prepararsi ad un piano B si lavora in silenzio anche sull’ipotesi di un pilastro pubblico – se non con Cdp (come forse è più difficile o comunque prematuro), con società controllate dal Tesoro, o anche con un intervento diretto del Mef – per sostenere l’acciaieria o per nuovi progetti che possano sostenere l’occupazione a rischio. E’ previsto venerdì l’incontro tra il premier e Lakshimi Mittal.

Lo stesso giorno andrà deserto l’incontro con i sindacati fissato dall’azienda: Fim, Fiom e Uilm hanno preannunciato che non andranno perché ritengono che sia senza fondamento la procedura avviata da ArcelorMittal per ‘restituire’ l’ex Ilva.

Se l’incontro a Palazzo Chigi non aprirà uno spiraglio sarà ancora più determinante l’appuntamento di mercoledì 27 con l’udienza al Tribunale di Milano sul diritto di recesso. In quella sede la Procura di Milano potrebbe portare i primi esiti dei suoi accertamenti. Intanto i pm hanno ascoltato altri testimoni e messo sotto esame le comunicazioni societarie dell’ultimo mese.

A rilanciare l’allarme per il futuro dell’acciaieria è anche una ispezione dei commissari Ilva: “Riserve al minimo”, c’è “un raggio di azione molto ridotto”. Se c’è fiducia per una soluzione è legata soprattutto alle “interlocuzioni” a cui accenna il ministro Stefano Patuanelli: “C’è in questo momento un dialogo con l’azienda”.

Sull’immunità penale il nodo è politico, da districare tra diverse sensibilità nel Governo. “Una cosa incivile”, “non lo voterò mai, non cambio idea”, dice la 5Stelle Barbara Lezzi. Ma un compromesso – dalle parole del ministro – si può trovare con uno scudo che non sia “ad aziendam” ma in “una norma generale”.

Il problema lo aveva sottolineato con chiarezza l’A.d Lucia Morselli al ministero: impossibile lavorare in acciaieria se allo stato dei fatti è di per sè “un crimine”. Patuanelli pone le sue condizioni: “Chi deve fare il primo passo è l’azienda e non deve parlare più di 5mila esuberi”.

Ma se il problema occupazione passa da strutturale a temporaneo ci sarebbe la disponibilità nel Governo a garantire ammortizzatori sociali fino anche a tremila dipendenti, oltre a sconti sugli affitti e sulle bonifiche, e fino anche ad un sostegno pubblico nel capitale.

I sindacati guardano all’eventuale accordo Governo-azienda e avvertono: no agli esuberi, no a ulteriori finanziamenti e sconti, va rispettato l’accordo del settembre 2018, “non alzeremo bandiera bianca”. Mentre c’è una schiarita per gli imprenditori degli appalti hanno bloccato delle attività in acciaieria: l’A.d. Lucia Morselli ha comunicato ai sindacati che l’azienda ha pagato il 100% dei crediti ai fornitori strategici ed un acconto del 70% alle ditte italiane dell’autotrasporto.

Intanto, mentre i sindaci della provincia chiedono la convocazione urgente di un Consiglio dei Ministri a Taranto si apre il ‘cantiere’ per un rilancio del territorio con “alcune proposte”, domani in Cdm, da far poi confluire “in un provvedimento unico”, come preannuncia Patuanelli e come aveva sollecitato il premier. “C’è una città ferita che si aspetta una presenza pubblica” dice il segretario del Pd Nicola Zingaretti, a Taranto con una delegazione.

(di Paolo Rubino/ANSA)