Conte vede spiragli, e convoca Mittal. Scudo sul tavolo

Un momento dello sciopero di 24 ore indetto da Fim, Fiom e Uilm nello stabilimento siderurgico di Taranto e negli altri siti del Gruppo ArcelorMittal, Taranto,
Un momento dello sciopero di 24 ore indetto da Fim, Fiom e Uilm nello stabilimento siderurgico di Taranto e negli altri siti del Gruppo ArcelorMittal, Taranto,nel novembre 2019. ANSA/ RENATO INGENITO

ROMA. – Sottotraccia, un filo di dialogo si è aperto negli ultimi giorni. Segnali tra Palazzo Chigi e la proprietà di Arcelor Mittal, che arriva a Roma. Quanto basta per tornare a sedersi al tavolo venerdì, per provare a scongiurare l’addio a Taranto dell’azienda franco-indiana.

Tra le voci del dossier ci sarebbero un decreto per reintrodurre lo scudo penale e anche la possibilità di ammortizzatori sociali fino a 3000 dipendenti dell’acciaieria, insieme a sconti sugli impianti e un possibile ingresso di Cdp nell’azionariato.

Il 27 novembre i magistrati si pronunceranno sul ricorso d’urgenza dei commissari contro il recesso di Mittal e nell’attesa l’azienda ha sospeso lo spegnimento dell’altoforno 2. E’ con questa tagliola sul tavolo che si cercherà un’intesa. In una trattativa che, secondo una fonte, potrebbe anche non concludersi venerdì e vedere un secondo round prima della pronuncia del tribunale.

Grande preoccupazione trapela dal Quirinale, dove salgono i segretari dei tre sindacati confederali. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella concorda sulla necessità di fare presto e di affrontare un grave problema nazionale con “determinazione e impegno, non solo per le implicazioni importantissime sul piano occupazionale ma anche per quanto riguarda il sistema industriale italiano”.

Ma dal Colle si chiarisce che il presidente non può sostituire l’esecutivo nella soluzione di questa crisi. Il Quirinale non può fare “miracoli”, riferiscono fonti sindacali al termine dell’incontro. Ora il “timing” per il governo è segnato da un confronto giovedì in Consiglio dei ministri, preliminare al vertice di venerdì, che vedrà al tavolo al fianco di Conte i ministri M5s Stefano Patuanelli e Pd Roberto Gualtieri.

In Cdm non solo dovrebbe arrivare il pacchetto di misure del “cantiere Taranto” ma si potrebbe anche discutere delle proposte da mettere sul tavolo di Mittal, incluso il decreto per ripristinare lo scudo penale inviso ai Cinque stelle (ma Conte e Patuanelli confidano di convincere, se servirà, quasi tutti i parlamentari).

Sul fronte degli esuberi, secondo alcune fonti governative, si potrebbero ipotizzare ammortizzatori sociali fino a circa 3.000 lavoratori, per far fronte alla contrazione della produzione. Sconti sugli affitti e defiscalizzazioni delle bonifiche sono altri strumenti sul tavolo.

Mittal avrebbe chiesto garanzie al governo e dall’esecutivo più d’uno sostiene che “ora”, complici anche le inchieste giudiziarie, i vertici dell’azienda sarebbero “preoccupati” e quindi più disponibili ad arrivare a un compromesso. Ma la prudenza resta d’obbligo, Palazzo Chigi continua a tacere: “La proprietà resta comunque inaffidabile”, si sfoga un ministro.

Il “piano B” viene tenuto in caldo. Conte con Gualtieri incontra i vertici di Cassa depositi e prestiti, l’ad Fabrizio Palermo, il presidente Giovanni Gorno Tempini e l’ex presidente dell’Acri Giovanni Guzzetti: un lungo colloquio a margine di un evento pubblico, che sarebbe servito anche a esaminare le possibilità di Cdp di intervenire.

Un intervento della Cassa, nonostante qualche perplessità delle fondazioni, viene considerato probabile da fonti di governo sia nell’ipotesi del piano A, di permanenza di Mittal, sia nel caso dovesse essere messo in campo il piano B. Si tratta dell’ipotesi di una nazionalizzazione ponte, con una guida di uno o più commissari, nell’attesa che si formi una nuova cordata per Taranto.

In quel caso Cdp, secondo fonti di maggioranza, potrebbe fungere da advisor e magari anche attivare una linea di credito fino a 500 milioni, che permetterebbe di andare avanti circa un anno. L’auspicio sarebbe formare la nuova cordata in sei mesi: che la stessa Cassa ne faccia parte non è affatto scontato, dal momento che non può entrare in aziende in perdita, ma secondo fonti ministeriali una soluzione si può trovare.

(di Serenella Mattera/ANSA)

Lascia un commento