Pesca in tilt, maltempo brucia sessanta milioni in sette giorni

Pescherecci in porto per il maltempo.
Pescherecci in porto per il maltempo.

ROMA. – Il mare in burrasca e i forti venti hanno tagliato del 30% l’attività di pesca in una sola settimana, bloccando in porto 1 peschereccio su 3. Tra mancati guadagni e danni alle strutture, compresi quelli agli impianti di acquacoltura, la perdita complessiva è tra i 50 e 60 milioni di euro.

A tracciare il bilancio di sette giorni di maltempo con l’ANSA, è Fedagripesca-Confcooperative, al termine di un primo monitoraggio nelle principali marinerie colpite. Se il Veneto è nell’occhio del ciclone, forti difficoltà si verificano anche in Puglia e Calabria.

Nel Polesine, nella Sacca di Scardovari, il mix tra nubifragio e mareggiata, come racconta Luigino, pescatore e presidente di un importante consorzio locale, ha fatto registrare barche affondate e distrutto le ‘cavane’, le rimesse degli attrezzi del pescatori.

A soffrire però, secondo l’associazione, sono un pò tutte le marinerie, in particolare dove si pratica la piccola pesca come Liguria, Sardegna e Triveneto, perché le barche di piccole dimensioni hanno più problemi a lavorare con condizioni meteo avverse.

“Il bilancio dei danni non è ancora definitivo”, avverte il vicepresidente Fedagripesca-Confcooperative, Paolo Tiozzo, “spesso infatti, il conto diventa più salato a distanza di tempo perché non riguarda solo le minor giornate di pesca, ma i porti insabbiati e i danni agli scafi delle imbarcazioni, frutto di un’emergenza ormai strutturale,legata ai dragaggi non sempre tempestivi”.

Secondo Tiozzo, “il problema è che da anni il fondo di solidarietà per il settore, chiamato a risarcire i pescatori in caso di calamità naturali come queste, è a quota zero. Per questo chiediamo a gran voce che venga garantita una copertura sulla Legge di bilancio che si sta definendo”.

Se le domande di calamità respinte per carenza di fondi e riferite al solo 2015 erano poco meno do 150, secondo i calcoli di FedagriPesca, oggi le richieste potrebbero essere raddoppiate o triplicate. Negli ultimi 10 anni, per il susseguirsi delle cattive condizioni meteorologiche le giornate trascorse in mare dalle imbarcazioni professionali italiane sono calate del 23%.

Se nel 2004 ogni imbarcazione usciva in mare mediamente 150 giorni l’anno, oggi non si superano i 116 giorni, vale a dire 34 giorni in meno, con un danno economico di svariati milioni di euro impossibile da quantificare. E proprio a dimostrazione di come il meteo abbia un effetto dirompente sull’attività di pesca professionale, nel 2020 il Medac (Consiglio consultivo regionale per il Mediterraneo) darà vita ad uno studio per capirne il peso dei cambiamenti climatici.

 

(di Sabina Licci/ANSA)