Bolivia, Commissione diritti umani: “23 morti da inizio proteste”

Bolivia, una donna piange sulla bara di un congiunto.
Bolivia, una donna piange sulla bara di un congiunto. EPA/JORGE ABREGO
ROMA. – La Commissione interamericana per i diritti umani (Cidh) ha confermato che nove persone sono morte e 122 sono rimaste ferite venerdì scorso negli incidenti in Bolivia fra manifestanti e forze di sicurezza vicino a Cochabamba. Sale dunque a 23 il numero delle persone uccise e a 715 il numero dei feriti dall’inizio delle proteste dopo lo svolgimento delle elezioni presidenziali il 20 ottobre scorso.

La stessa Commissione ha condannato il governo di Añez per aver emesso un decreto che esenta da ogni responsabilità penale i soldati che prendano parte alla repressione delle proteste La norma è stata approvata alla vigilia del giorno più violento dall’inizio della crisi, quando almeno otto coltivatori di coca pro-Morales sono stati uccisi dalle forze di sicurezza durante una manifestazione. “Non è una licenza di uccidere per le forze armate”, ha detto il ministro della Presidenza Jerjes Justiniano in una conferenza stampa.

Svolgere nuove elezioni e riallacciare il dialogo: sono queste le raccomandazioni fatte dall’inviato dell’Onu Jean Arnault alla presidente boliviana ad interim, Jeanine Añez. Lo riferisce l’agenzia di stampa statale Abi. Secondo fonti del Palazzo di Vetro il compito di Arnault sarà quello di appoggiare gli sforzi del governo della presidente ad interim Jeanine Añez per reperire un accordo politico fra le parti in conflitto e rendere viabili “elezioni trasparenti, inclusive e credibili”.

“A partire da domani (oggi, ndr.) – ha dichiarato Arnault – cominceremo ad incontrare una molteplicità di attori politici e sociali per conversare sui principi della nonviolenza, della pacificazione, e della necessità di un dialogo urgente, ed anche di come contribuire nel modo migliore possibile per l’obiettivo desiderato di celebrare elezioni libere e trasparenti”.

Da parte sua l’ambasciatore dell’Unione europea (Ue) in Bolivia, León de la Torres, che farà parte del team incaricato della mediazione, ha dichiarato: “Crediamo che sia fondamentale stabilizzare il Paese, recuperare la calma, superare la violenza, produrre l’inizio di una riconciliazione nazionale, e soprattutto che si facciano i primi passi certi per la convocazione delle elezioni”.