Venezia si salva, acqua alta fa 150 poi si ferma

Acqua Granda a San Marco: si preparano le pedane per attraversare la Piazza.
Acqua Granda a San Marco: si preparano le pedane per attraversare la Piazza. ANSA/ANDREA MEROLA

VENEZIA. – Sotto il ponte dell’Accademia spunta un motoscafo carico di turisti giapponesi. Tutti fanno selfie, tutti fotografano la città ferita. Poi ne arriva un secondo, dietro a questo avanza anche una gondola. A Venezia è appena passata la paura per la nuova maxi-marea, fermatasi a un metro e 50, e in pochi minuti la città torna in mano ai turisti. E’ il segnale che il peggio è alle spalle.

Ennesima giornata da incubo: con l’acqua che sale, lo scirocco che spinge sulla laguna, le sirene del Centro maree che avvisano del pericolo. L’area di San Marco viene chiusa per motivi di sicurezza – il secondo giorno consecutivo – e la Piazza più bella del mondo, sotto 70 centimetri d’acqua, diventa una grande set per gli inviati delle tv e dei media internazionali: riprese e stand up nel ‘mare’ davanti alla Basilica. Finché anche cronisti e cameraman vengono fatti allontanare dai vigili.

La giornata più lunga, con lo spauracchio di un picco da un metro e 60, finisce nel primo pomeriggio. Venezia è salva. Il sindaco Luigi Brugnaro, che si improvvisa anche soccorritore, ‘salvando’ un cameraman con stivali troppo corti bloccato su una passerella, si collega in diretta con i contenitori tv della domenica pomeriggio.

Racconta della paura di una settimana di alte maree record, dei danni patiti dalle case e dai monumenti, di come la notte terribile dei 187 cm (il 12 novembre) si sia evitato per un pelo anche l’incendio di Ca’ Pesaro, per l’acqua entrata nel gruppo di continuità – “abbiamo rischiato un’altra Fenice” – E ringrazia il Paese, che assiste partecipe alla sciagura veneziana: “Grazie agli italiani che ci stanno esprimendo un grande amore, un grande affetto. Questo ci fa bene al cuore. Venezia si rialzerà, come si è rialzata la Fenice”.

Una domenica iniziata sotto brutti presagi: l’acqua aveva rallentato la corsa nella notte, ma il timore era per lo scirocco che – davano le carte meteo – avrebbe ripreso a soffiare forte, con raffiche fino a 70 km/h. Un aiuto l’ha dato in mattinata un temporale al largo delle coste venete, che per un paio d’ore ha fatto da ‘barriera’ al vento. Poi lo scirocco è ripartito, più forte: l’acqua è cresciuta a 120 centimetri, poi 140, quindi 150, mentre in mare il livello si gonfiava fino 155 centimetri.

In quel momento la laguna stava entrando in città: onde nel molo della piazzetta e su palazzo Ducale, l’acqua un tutt’uno tra bacino di San Marco e piazza, pesciolini che nuotavano nella ‘piscina’ dei sottoportici delle Procuratie. Infine la marea si è fermata, d’improvviso, insieme al vento. E’ stato dato il cessato allarme.

A metà pomeriggio anche l’orizzonte, verso la terraferma, ha mostrato uno squarcio di sereno. I vaporetti hanno ripreso a funzionare, in Canal Grande sono tornati a sciamare i taxi acquei. Come sempre, il defluire della grande acqua alta si è lasciato uno strascico di rifiuti sparsi per calli e campi, preda dei voraci gabbiani reali.

Questo nonostante la raccolta delle immondizie, compreso il porta a porta, non si sia mai fermata in questi giorni critici. I danni si conteranno da domani – Brugnaro ha detto che la stima di un miliardo potrebbe non bastare – e da lunedì, con marea prevista in discesa (massima 110 alle 13.20) la città si rimetterà in moto.

Da giorni i rifornimenti alimentari, come pane e latte, sono difficili. Molti fornai hanno dovuto chiudere, per l’allagamento dei laboratori. Le scuole riapriranno, e così i Musei Civici, che oggi avevano il solo Museo Correr aperto, estremo guardiano della cultura in Piazza San Marco.

(di Michele Galvan/ANSA)