Nuovo schiaffo a Orban, rimandato il commissario in Ue

Oliver Varhelyi candidato a commissario dell'Ungheria. ( euractiv.com)

BRUXELLES. – Nuovo schiaffo a Viktor Orban dal Parlamento europeo. Il candidato commissario proposto dal governo di Budapest per il portafoglio sull’Allargamento, Oliver Varhelyi, non è piaciuto agli eurodeputati, che dopo averlo ascoltato in audizione hanno deciso di rimandarlo ad un nuovo esame.

A pesare, secondo gli eurodeputati, il fatto che l’uomo designato dall’Ungheria non abbia preso le distanze dalle politiche sovraniste del premier magiaro, in particolare sullo stato di diritto ma non solo.

L’eurodeputato socialista tedesco Udo Bullmann ha puntato il dito direttamente contro Orban, che “favorisce Erdogan e Putin”, e si è chiesto come poter dare fiducia a Varhelyi, esortando a dare al candidato ungherese “un’altra area di responsabilità”.

Socialisti, Liberali, Verdi e Gue sono stati determinanti per la bocciatura temporanea.

Un nuovo stallo per la Commissione a guida Ursula von der Leyen, che avrebbe già dovuto prendere le sue funzioni a inizio novembre e che ora, se tutto andrà per il verso giusto, dovrebbe insediarsi a dicembre.

Chi può tirare un sospiro di sollievo in questa partita è invece Emmanuel Macron, che oggi si è visto promuovere il suo candidato per il portafoglio del Mercato interno, Thierry Breton.

Lo scorso 10 ottobre la prima candidata proposta dall’Eliseo, Silvie Goulard, era stata bocciata. Anche la Romania può finalmente rilassarsi. La candidata proposta in extremis da Bucarest per il portafoglio ai Trasporti, Adina-Ioana Valean, ha infatti superato il test odierno.

A suo favore una diversa maggioranza rispetto all’ungherese e composta stavolta dal Ppe insieme agli S&D, Renew Europe, l’Ecr e la Gue.

I Verdi hanno chiesto ulteriori domande, mentre i sovranisti di Identità e democrazia (Id) l’hanno respinta.

Adesso tutti gli occhi sono puntati a lunedì. La scadenza è a mezzogiorno. Entro quell’ora Varhelyi, che fino ad ora ha ricoperto l’incarico di rappresentante permanente dell’Ungheria presso l’Ue, dovrà presentare delle risposte scritte convincenti agli ulteriori chiarimenti chiesti dagli eurodeputati.

Fonti interne al Ppe mostrano un cauto ottimismo e confidano che Varhelyi passerà il test, mentre il centrosinistra chiede che l’ungherese prenda le distanze dal suo stesso governo.

Ma gli scogli per la presidente eletta von der Leyen non saranno finiti lì. Se Varhelyi passerà il nuovo esame, il 21 novembre la conferenza dei presidenti dovrebbe decidere chiusa la procedura delle audizioni.

Quindi si andrà diritti al voto in plenaria, previsto a Strasburgo il 27 novembre. Un voto sulla Commissione tout-court e che molti analisti non danno per scontato.

A quel punto si sveleranno i giochi e si vedrà quale sarà la maggioranza che la sostiene, considerato che a luglio von der Leyen era passata con solo 9 voti di scarto, grazie al M5S.

“Non c’è dubbio che il Parlamento Ue si basa su maggioranze variabili”, ha osservato Brando Benifei, capodelegazione Pd a Strasburgo.

“Anche la Commissione europea” dovrà trovare “una solidità in una maggioranza che io credo debba essere costruita intorno agli S&D, ai liberali, ai verdi, e al Ppe”, ha aggiunto chiudendo la porta ai nazionalisti.

Intanto la commissione ha aperto una procedura di infrazione contro il Regno Unito perché non ha indicato il proprio candidato commissario, passaggio richiesto prima della Brexit.

(di Giuseppe Maria Laudani/ANSA)

Lascia un commento