VENEZIA. – Il “fantasma” del Mose aleggia sulla politica, che dopo la devastante acqua alta di martedì chiede a gran voce – e in modo bipartisan – la conclusione dei lavori del sistema di dighe mobili, dopo 16 anni di cantieri. Qualcuno ne aveva ipotizzato anche il possibile utilizzo “parziale” per eventi di portata simile, ma il Consorzio Venezia Nuova ha subito fatto sapere che ciò non è tecnicamente possibile, oltre che inutile e addirittura controproducente.
Il Governo intanto ha accelerato sulla nomina del commissario unico per la conclusione dell’opera, individuato dal ministro Paola De Micheli in Elisabetta Spitz, funzionaria statale di lungo corso e già direttrice dell’Agenzia per il Demanio. Approda al nuovo incarico con una solida conoscenza della macchina dello Stato ed esperienze dirette sul territorio veneziano, Elisabetta Spitz.
Architetta, urbanista, Spitz conosce bene Venezia, avendo presieduto dal 1992 al 1999 il consorzio di progettazione della salvaguardia delle aree abitate della città. Quindi nel 1999 è stata nominata dal ministro del Tesoro Vincenzo Visco nel comitato di esperti per la riforma del Ministero delle Finanze; quindi è approdata all’Agenzia del Demanio, rimanendovi dal 2001 al 2008.
Tornata a Venezia nel 2009 come consulente dell’Autorità Portuale, per la formulazione del Piano di gestione del Porto di Venezia e governance delle procedure, ha assunto il suo ultimo incarico dal 2013 al 2018 come ad di Invimit, società che si occupa per il Mef del patrimonio immobiliare pubblico.
Intanto, i test di verifica delle paratoie proseguono, anche se il loro sollevamento, seppure parziale, non è possibile. Il compito non rientra tra quelli affidati al Consorzio Venezia Nuova dopo il commissariamento, ossia essenzialmente quelli di mantenere la legalità e di completare l’opera ingegneristica. Al momento, peraltro, le bocche dotate di impianti definitivi per il sollevamento sono due su quattro, quella di Lido-Treporti e quella di Chioggia. Le altre sono appunto in fase di test e vengono sollevate con meccanismi provvisori.
Se proprio si volesse forzare la situazione, occorrerebbe un ordine impartito da un’autorità pubblica e disposta a correre il rischio. La nomina di Spitz in ogni caso è segnale della volontà del Governo di arrivare in fondo: la deadline fissata dal Cvn per la consegna del Mose è il 31 dicembre 2021.
Il premier Conte, che oggi ha concluso le sue ispezioni a Venezia, è stato certo: “Speriamo, confidiamo di sì, è un’opera su cui ormai sono stati spesi tantissimi soldi ed è in dirittura finale, ora va completata e poi manutenuta”.
Il Pd, tramite il presidente dei deputati Graziano Delrio e il deputato veneziano Nicola Pellicani, ha messo a disposizione una proposta di modifica alla Legge speciale per Venezia con interventi del valore di due miliardi e tra l’altro un’Agenzia per la gestione del Mose.
In visita a Venezia, Silvio Berlusconi, che qui nel 2003 mise la prima pietra del Mose, ha sollecitato dall’esecutivo “un’ assicurazione precisa di dare il via immediatamente al termine di tutti i lavori”. E in un’intervista radiofonica, si è rifatto sentire l’ex presidente forzista del Veneto, Giancarlo Galan, condannato per le tangenti legate all’opera, che si è detto “affascinato da questa macchina, dopo il canale di Panama la più grande macchina idraulica della storia dell’umanità. Io continuo a crederci”.
Infine, una benedizione alle dighe giunge anche dal presidente della Cei, card. Gualtiero Bassetti: “Adesso è il momento di partire, perché il Mose non può aspettare altri trent’anni dalla posa della prima pietra. L’acqua fa il suo corso, noi siamo lenti”, ha detto.
(di Andrea Buoso/ANSA)