PECHINO. – Hong Kong “sta scivolando verso l’abisso del terrorismo”, ha ammonito l’Ufficio di collegamento della Cina di base nell’ex colonia, ultimo segnale dell’insofferenza di Pechino per il caos che da settimane domina la città.
In una nota diffusa al terzo giorno di proteste e scontri tra manifestanti pro-democrazia e polizia, il liaison office ha supportato la sua tesi menzionando il caso dell’uomo dato alle fiamme lunedì per una lite con gli attivisti: “Un flagrante e inumano atto di terrorismo”.
Il caos ha preso il sopravvento anche oggi già dalle prime ore del mattino, con blocchi stradali improvvisati su tutto il territorio, molte sospensioni di lezioni nelle scuole, mezzi pubblici fermi (due linee della metro) o a singhiozzo e bagarre in parlamento per le liti tra deputati del campo pan-democratico e pro-establishment che si sono rinfacciati le responsabilità della situazione.
La campagna dei manifestanti sulla “fioritura ovunque” della protesta è andata avanti, malgrado l’aspra guerriglia vista ieri alla Chinese University of Hong Kong, il cui campus è diventato un teatro di guerra con lo scambio di molotov e di quasi 1.600 lacrimogeni lanciati dalla polizia in poche ore.
Oggi invece le forze dell’ordine sono intervenute per mettere in sicurezza un centinaio di studenti cinesi dell’ateneo ribelle, messo comunque a soqquadro con le perquisizioni. I ragazzi sono stati riportati in Cina in nave. Anche Taiwan ha richiamato i suoi studenti, così come diversi Paesi europei, tra cui la Danimarca.
Nel quartiere degli affari di Central si sono ripetute le azioni di interdizione all’ora di pranzo, con sit-in e blocco del traffico sulle strade principali. Immediato il blitz della polizia con feriti e arresti.
Alla luce delle condizioni attuali e prevedibili del traffico e della situazione generale, tutte le scuole (tra asili nido, scuole primarie, secondarie e speciali) saranno domani chiuse “per motivi di sicurezza”, malgrado la governatrice Carrie Lam avesse assicurato che tutto sarebbe filato senza intoppi pur di non cedere ai dimostranti. Invece, l’Ufficio per l’Educazione ha preso atto delle difficoltà: già oggi più di 10 atenei hanno sospeso le lezioni, dalla Chinese University alla Baptist University.
In serata la situazione non è migliorata e i manifestanti hanno bloccato anche la Nathan Road sulla penisola di Kowloon, prima di essere dispersi con i lacrimogeni. Mentre un ragazzo di 15 anni è rimasto gravemente ferito alla testa e sottoposto ad un intervento d’urgenza dopo essere stato colpito da un lacrimogeno.
Il governo ha tenuto una riunione d’urgenza alla Government House, la residenza della governatrice Carrie Lam, allo scopo di discutere gli scenari possibili. Sembra improbabile che possa decidere il posticipo per motivi di sicurezza delle elezioni distrettuali del 24 novembre.
Ieri, tuttavia, il Quotidiano del Popolo, la voce del Partito comunista cinese, ha scritto in un editoriale che in assenza della “normalizzazione delle proteste” il voto sarebbe saltato: “Solo sostenendo le forze di polizia a
Hong Kong possono esserci pace ed elezioni imparziali per aiutare la città a ripartire”. Mentre più media cinesi hanno minacciosamente rimarcato che “il tempo di Hong Kong per risolvere da sola i problemi sta per scadere”.
(di Antonio Fatiguso/ANSA)