Il giorno dopo a Venezia, città mai così vicina al baratro

Una marea a 187 cm nella Piazza San Marco a Venezia.
Una marea a 187 cm nella Piazza San Marco a Venezia. TWITTER LUIGI BRUGNARO

VENEZIA. – Venezia l’ha scampata per un soffio. Ma l’acqua alta peggiore degli ultimi 50 anni ha spinto la città sull’orlo del baratro. La Serenissima, risvegliatasi dopo la notte del metro e 87 di marea, è apparsa una città allo stremo, ferita. Ma non morta.

Gondole e barche scaraventate sulle rive, giganteschi vaporetti accartocciati sui masegni agli Schiavoni come giocattoli (sono cinque i mezzi pubblici affondati o danneggiati). Il Day after di Venezia è iniziato sotto un cielo grigio e carico di pioggia, con l’allarme per un altro assalto della marea. Che per fortuna non ha infierito.

Un metro e 44 centimetri sul medio mare a metà mattina. Una misura eccezionale, che è apparsa tuttavia quasi normale dopo la catastrofe di 12 ore prima. I danni, da stimare con certezza, sono nell’ordine delle centinaia di milioni di euro, ha anticipato il sindaco Luigi Brugnaro, che ha passato la notte a far sopralluoghi in ogni dove, ed ha chiesto la dichiarazione di stato di emergenza.

In città, nel pomeriggio, è arrivato anche il premier Giuseppe Conte – “è una situazione drammatica, c’è una comunità che soffre”, ha detto – che si fermerà a Venezia anche domani. Il capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha telefonato al sindaco Brugnaro per informarsi delle condizioni della città.

Colpiti dalla mareggiata alcuni dei simboli di Venezia nel mondo: la Basilica di San Marco, dove la marea è entrata come un fiume nella cripta, il teatro La Fenice, che ha dovuto annullare i concerti previsti per stasera e domani, il municipio di Ca’ Farsetti, sul Canal Grande, rimasto isolato.

Grande amarezza nella reazione del procuratore di San Marco, Pierpaolo Campostrini, che un’altra volta ha dovuto assistere impotente alla violenza dell’acqua sui marmi e i mosaici policromi della Basilica. “Siamo stati a un soffio dall’Apocalisse, a un pelo dal disastro. Superato il metro e 65 cm l’acqua è entrata, ha allagato il pavimento e rompendo le finestre è finita nella cripta, allagandola” ha raccontato. Un pericolo, perché potevano crearsi problemi statici alle colonne che reggono la chiesa.

Il bilancio delle vittime resta fermo a due. Solo una di queste, però, un anziano di 78 anni rimasto fulminato mentre cercava di far ripartire le elettropompe nella casa sommersa, a Pellestrina, è collegabile direttamente alla catastrofe. L’altro, sempre a Pellestrina, è un uomo vittima probabilmente di un malore.

Sgomento anche il presidente del Veneto, Luca Zaia, che ha parlato di “una devastazione apocalittica e totale. Non esagero con le parole, l’80% delle città è sott’acqua, danni inimmaginabili, paurosi”. Il ministro degli esteri e leader M5S, Luigi Di Maio, ha annunciato una moratoria per famiglie e imprese. “Venezia è sommersa come mai prima d’ora – ha detto – Qui è a rischio la vita delle persone, i beni culturali dal valore inestimabile. Gli imprenditori e le associazioni che fanno grande questa regione ci chiedono che si blocchino mutui e contributi. A questa richiesta dobbiamo rispondere subito”.

“Le stime dei danni sono molto ingenti. Parliamo di centinaia di milioni di euro. Non si tratta di quantificare i danni soltanto, ma del futuro stesso della città” ha osservato Brugnaro durante la conferenza stampa che ha fatto il punto della situazione, presenti il governatore Zaia, il capo dei vigili del fuoco, Fabio Dattilo, il responsabile della Protezione Civile, Angelo Borrelli, il patriarca Francesco Moraglia.

Il ministro della cultura Dario Franceschini “ha attivato sin dalle prime ore di allerta a Venezia l’unità di crisi per la verifica e la messa in sicurezza del patrimonio culturale”. Su tutto resta il rammarico per un progetto faraonico pensato per proteggere Venezia dal mare che ancora non è partito: il Mose. Il ministro Federico D’Incà, sentita la collega con delega alle infrastrutture Paola De Micheli, ha annunciato che “a giorni arriverà la nomina del commissario al Mose, che va finito il prima possibile”.

(di Michele Galvan/ANSA)

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