Al kibbutz Saad, 10 secondi per correre al rifugio

Due Donne israeliane s'affacciano dalla finestra della loro casa danneggiata da tazzi lanciati da militanti palestini al Kibbuutz Saad nella striscia di Gaza, nel 2012. (REUTERS/Amir Cohen)

TEL AVIV. – Dieci-dodici secondi per arrivare nel rifugio al suonare delle sirene di allarme. Da quando c’è la guerra con Gaza, Susanna Cassuto Evron, nata a Firenze 83 anni fa, conosce a memoria questi tempi.  Saad, il suo kibbutz, è a meno di 5 chilometri dalla Striscia.

“Dalla mia finestra – racconta all’ANSA in un italiano perfetto – vedo Gaza, è ad un passo. La notte scorsa l’abbiamo passata tranquilla: l’ultima sirena è suonata alle 23. Ma oggi dalle 15 abbiamo avuto già cinque allarmi”.

In casa vive con il marito marito e con il badante indiano dell’anziano consorte, ammalato di demenza senile, che qualunque cosa accada non vuole muoversi dal letto.

“Nessuno di noi, compreso il giovane indiano che ha una trentina di anni – spiega – ha paura. Siamo abituati, come il resto degli abitanti del kibbutz. Io dormo nel rifugio che ho in casa, ma non per paura, bensì per lasciare tranquillo mio marito”.

Se tornasse indietro nel tempo Susanna, sceglierebbe di nuovo di venire a vivere a Saad, di fronte a Gaza, dove è arrivata, da soldatessa, 64 anni fa. “Prima era troppo socialista – sottolinea – e non mi piaceva ma nel tempo è molto cambiato ed ora si sta meglio”.

In questi giorni l’esercito israeliano presidia in modo discreto, anche se in forze, la zona attorno al kibbutz. “La cosa più stupida che ha fatto Ariel Sharon – dice Susanna – è stata quella di portare via gli israeliani da Gaza nel 2005. Da allora non abbiamo avuto più un minuto di pace. Ora Netanyahu deve riportare la quiete e questa situazione deve finire. Anche Hamas non sopporta più la Jihad islamica”.

Susanna – sorella di David, ex vicesindaco di Gerusalemme – è figlia di Anna Cassuto, fiorentina arrivata nel 1945 in quella che allora era la Palestina, Mandataria britannica dopo essere sopravvissuta ad Auschwitz.

“É stata uccisa – racconta ancora – in un’imboscata degli arabi vicino a Gerusalemme nel 1948 poco prima che nascesse lo Stato di Israele. Il mio sentimento verso gli arabi non è certo amichevole. Anche per questo voglio dire ad Hamas e alla Jihad: non vi conviene essere contro Israele. Pensateci bene”.

(di Massimo Lomonaco/ANSAmed)