Sos biodiversità, perderla costa 1,5 volte Pil globale

Diversi speci animali e vegetali in una manciata di terra. (trevisotoday.it)

ROMA. – “L’uomo e le sue azioni stanno distruggendo la biodiversità”, un servizio che la Natura offre gratuitamente per la conservazione degli ecosistemi della Terra ma che oggi per la sua progressiva scomparsa “paghiamo un conto molto salato”.

Infatti la perdita di biodiversità costa più di una volta e mezza il Prodotto interno lordo (Pil) globale, circa 145.000 miliardi di dollari l’anno che l’uomo sta buttando via, tra l’impollinazione delle colture, la depurazione delle acque, la protezione dalle inondazioni e il sequestro del carbonio.

A lanciare l’allarme è Sir Robert Watson, uno dei maggiori esperti internazionali delle tematiche ambientali e fino allo scorso maggio presidente della Piattaforma intergovernativa promossa dall’Onu sulla biodiversità (Ipbes), a Roma in occasione dell’Aurelio Peccei Lecture, organizzata da Wwf Italia, Club di Roma e Fondazione Aurelio Peccei, con il sostegno di Novamont.

Per Watson “i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità non possono più essere considerati questioni separate, devono essere affrontate insieme e ora”.

Così l’esperto ritiene “essenziale che i governi, insieme al settore privato, affrontino subito questa emergenza”, e rincara la dose citando un recente rapporto dell’Ipbes per cui “nei prossimi decenni, almeno un milione di specie viventi, su una stima di 8 milioni, saranno in via di estinzione, una perdita del 15% della biodiversità che non indica un’estinzione di massa, ma che è inaccettabile”.

Oggi il tasso totale di estinzione delle specie è a un livello che supera dalle decine alle centinaia di volte la media di estinzione degli ultimi 10 milioni di anni.

Watson ricorda che “negli ultimi 50 anni l’intervento umano ha trasformato significativamente il 75% della superficie delle terre emerse, provocato impatti cumulativi per il 66% delle aree oceaniche e distrutto l’85% delle zone umide”.

Oltre il 30% delle barriere coralline è a rischio e dal 1970 lo stato di salute di molte popolazioni di diverse specie di vertebrati è declinato del 60%.

Sugli interventi da mettere in campo Sir Watson non ha dubbi: “Il 2020 deve essere l’anno zero per la salvaguardia della biodiversità” e la “15/a Conferenza delle Parti (Cop 15) della Convenzione sulla diversità biologica (Cbd) che si terrà a Kunming, Cina con i suoi obiettivi è fondamentale”.

Secondo Watson però “le promesse che i vari paesi hanno sin qui messo a disposizione per decarbonizzare le proprie economie” e per “mitigare l’innalzamento della temperatura sono inadeguate”; “già oggi le previsioni al 2050-2070 parlano di un incremento di 3-4 gradi centigradi”.

Per questo “il punto chiave non sono solo le tematiche ambientali, ma sociali ed economiche su cui abbiamo bisogno di un profondo cambiamento soprattutto nell’uso dell’energia e delle risorse”.

Watson, accompagnato da un lungo applauso, ha chiuso il tradizionale appuntamento di Wwf Italia sottolineando che “il punto è capire se c’e’ la volontà”.

(di Alessandro Danese/ANSA)