I Paesi del G20 indietro sul clima, Italia male su CO2

Ciminiere industriali emettono gas serra.

ROMA. – Le venti maggiori potenze economiche del mondo, Italia compresa, non stanno facendo abbastanza contro il riscaldamento della Terra nonostante il conto da pagare ogni anno (dal 1998 al 2017) sia stato di circa 16mila morti e 142 miliardi di dollari.

Le politiche per contenere le emissioni di anidride carbonica, soprattutto nei trasporti e nell’edilizia, non sono per ora efficaci per rispettare l’accordo di Parigi sul clima, del 2015 (contenere entro 2 o meglio 1,5 gradi centigradi l’aumento medio della temperatura globale rispetto al periodo preindustriale).

Il report annuale “Brown to green” di Climate Transparency (una partnership di 14 fra associazioni di ricerca e Ong), elaborato sulla base di 80 indicatori, consegna la maglia nera all’Australia. Guardando in casa nostra, le performance dell’Italia sono da migliorare soprattutto per l’inquinamento nei trasporti e nell’edilizia.

Dall’analisi – la più completa al mondo su quanto i paesi industrializzati stanno facendo per il clima nei settori energia, trasporti, edilizia e finanza sostenibile – emerge che nel 2018 le emissioni di CO2 dei paesi G20 sono aumentate, soprattutto nell’edilizia, e molti degli attuali obiettivi climatici per il 2030 sono insufficienti per raggiungere i target di Parigi.

Il Gruppo dei 20 deve rivedere le politiche di riduzione dei gas serra, tagliando le emissioni di almeno il 45% nel 2030 (sotto i livelli del 2010) e azzerarle nel 2070.

Nel focus sull’Italia, il rapporto ricorda che in generale le emissioni di gas serra pro capite nel 2016 sono state lievemente sotto la media del G20 (6,8 tonnellate contro 7,5, con un trend dal 2011 in calo del -16%).

Ma nel 2018 nei trasporti (1,67 tonnellate di CO2) e nel settore edilizio (inclusi riscaldamento, cucina e consumo di elettricità per un totale di 1,8 tonnellate di CO2) sono risultati superiori alla media.

Altro dato di rilievo nella lotta al riscaldamento globale è la superficie verde: dal 2001 al 2018 l’Italia ha perso 299 chilometri quadrati di boschi (-3,2% dal 2000), quando le foreste dovrebbero essere un serbatoio per le emissioni.

Sono ancora troppi i sussidi ai combustibili fossili (nel 2017 sono stati erogati 11,6 miliardi di dollari contro i 3,1 miliardi del 2008) che rappresentano il 79% del mix energético del Paese (ai trasporti il 31%, a elettricità e riscaldamento il 27%, all’agricoltura il 25%, agli edifici il 19% e alle industrie il 17%); mentre le energie rinnovabili sono il 40%.

L’Italia, dice la ricerca, ha pubblicato la revisione sui sussidi ai combustibili fossili nell’aprile 2019 ma non ha una tabella di marcia per la loro graduale eliminazione. Che dovrebbe arrivare al più tardi nel 2025, dead line anche per l’abbandono del carbone.

Fra i suggerimenti, sviluppare una carbon tax o un sistema di scambio di quote di emissione a livello nazionale, vietare entro il 2025 nuovi veicoli a carburanti fossili, eliminare gradualmente le emissioni dal trasporto merci entro il 2050 e sviluppare una strategia a lungo termine che preveda una diminuzione della domanda di auto private e favorisca trasporti pubblici, car sharing, biciclette.

Va infine elaborata una strategia per la ristrutturazione degli edifici in termini di efficienza energetica.

(di Stefania De Francesco/ANSA)

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