Attentato contro commandos italiani in Iraq, cinque feriti

Nella foto d'archivio alcuni militari italiani della Brigata Sassari di stanza a Nasiriyah, Iraq.
Nella foto d'archivio alcuni militari italiani della Brigata Sassari di stanza a Nasiriyah, Iraq. ANSA /Stefan ZAKLIN

ROMA. – Sono saltati su un Ied, uno di quegli ordigni esplosivi improvvisati che hanno mietuto vittime in Afghanistan e in Iraq, mentre erano in missione insieme ai Peshmerga che stavano addestrando: cinque uomini delle forze speciali italiane sono rimasti feriti nel Kurdistan iracheno, tre in maniera grave. Sono stati subito portati in elicottero a Baghdad e appena possibile verranno trasferiti in Italia. Nessuno, comunque, sarebbe in pericolo di vita.

L’attentato – che capita a due giorni dal sedicesimo anniversario della strage di Nassiriya, in cui morirono 19 italiani – è avvenuto poco dopo le 11 locali a un centinaio di chilometri da Suleymania, città di quasi un milione di abitanti nel nord dell’Iraq.

Un team di commandos della Task force 44 – un gruppo di Forze speciali analogo a quello attivo da molti anni in Afghanistan, la Task force 45 – era impegnato in un’attività a supporto della Special Tactic Unit dei Peshmerga, i combattenti curdi da sempre in prima linea contro l’Isis.

Il convoglio era composto anche da mezzi blindati, ma l’esplosione avrebbe interessato una pattuglia di militari che stava procedendo a piedi. La deflagrazione ha investito cinque incursori italiani, due parà del 9/0 reggimento d’assalto Col Moschin dell’Esercito e tre del Goi, il gruppo operativo incursori della Marina: uomini super addestrati, il meglio delle Forze armate italiane.

Due hanno riportato solo abrasioni e microfratture e sono subito stati giudicati fuori pericolo, mentre gli altri tre sono rimasti gravemente feriti. In particolare, secondo quanto è stato possibile apprendere, uno avrebbe perso alcune dita di un piede, un altro avrebbe subito la parziale amputazione delle gambe e il terzo un’emorragia interna.

Subito sono stati evacuati con elicotteri americani della coalizione anti-Isis in un ospedale militare da campo a Baghdad e, appena possibile, verranno trasferiti in Italia. Sia l’ambasciatore italiano a Baghdad Bruno Antonio Pasquino, sia il ministro della Difesa Lorenzo Guerini confermano che, pur essendo le loro condizioni serie, nessuno è in pericolo di vita.

Lo stesso Guerini, subito messo al corrente dell’attentato dal capo di Stato maggiore della Difesa, il generale Enzo Vecciarelli, ha immediatamente informato il premier e il capo dello Stato: sia il presidente Mattarella che Conte hanno manifestato solidarietà e vicinanza ai militari feriti, alle loro famiglie e alle forze armate, al pari degli altri vertici istituzionali e di tutte le forze politiche, unite in un sostegno bipartisan.

Quello che è accaduto conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, che nonostante l’indebolimento dell’Isis, l’Iraq resta un Paese ancora lontanissimo dalla pacificazione: i miliziani dello Stato islamico, pur non combattendo più a viso aperto, continuano a condurre attentati e attacchi con tecniche militari.

Nella zona di Kirkuk, non lontano da dove è avvenuto l’attentato, solo nella prima metà del mese di ottobre sono stati segnalati oltre 30 attacchi da parte di cellule dell’Isis rivolti contro le forze di sicurezza irachene. Che sono quelle che i militari italiani stanno addestrando. Lo fanno nelle basi, con gli istruttori del contingente schierato ad Erbil – più a nord di Kirkuk, una zona relativamente più tranquilla – e lo fanno anche, sul campo, con le forze speciali di base a Suleymania.

Un’attività di “mentoring and training” che prevede anche di accompagnare gli uomini che si addestrano nelle attività operative di tutti i giorni e sul terreno di battaglia. Come in questo caso: sul campo, contro l’Isis.

(di Vincenzo Sinapi/ANSA)