ROMA. – Fred Bongusto è stato uno dei simboli di un modo di cantare e di un’Italia che non esistono più. Il suo stile viene definito “cantante confidenziale”, traduzione a dir poco goffa di crooner. Si chiamava Alfredo Antonio Carlo Buongusto era nato a Campobasso il 6 aprile del 1935, tutti lo consideravano napoletano, è morto nella notte a Roma dove abitava.
Era innamorato di Sinatra, Louis Armstrong e soprattutto di Nat King Cole e, insieme al suo amico-rivale Peppino Di Capri, è stato uno degli eroi dell’epoca del night, che è stata una palestra preziosa per alcuni dei maggiori talenti dello spettacolo italiano tra gli anni ’50 e ’60. Tutti lo ricordano per “Una rotonda sul mare”, una di quelle canzoni che riesce a fotografare in modo perfetto l’atmosfera dell’Italia del Boom, dei 45 giri e dei juke box.
In realtà Bongusto è stato qualcosa di più: ha raggiunto la popolarità quasi all’inizio della carriera, all’alba degli anni ’60, con “Doce Doce”, lato b (a proposito di 45 giri) del suo esordio “Bella bellissima”. Basta citare quel gioiellino di ironia scritto con Franco Migliacci di “Spaghetti a Detroit” (spaghetti pollo insalatina e una tazzina di caffé a malapena riesco a mandar giù …) oppure “Malaga”, “Frida”, “Tre settimane da raccontare”, “Amore fermati”, “La mia estate con te” che sono i titoli grazie ai quali ha raggiunto il grande successo e si è guadagnato un posto nella storia della nostra canzone.
Negli anni ’70 ha inciso altri due brani popolarissimi, “La mia estate con te” e “Balliamo”, che ha avuto un grande successo in America Latina. E’ proprio in America Latina che ha concentrato la sua attività quando in Italia la sua stella ha cominciato a declinare: aveva una passione per il Brasile e la bossa nova e ha collaborato con Vinicious De Moraes, Toquinho e soprattutto con Joao Gilberto, il genio della nuova musica carioca.
Tra le sue incisioni più sorprendenti la cover di “Superstition” di Stevie Wonder, incisa con lo pseudonimo di Fred Goodtaste, traduzione diretta di Buongusto. Ha anche avuto una buona carriera come autore di musiche per film: sono una trentina le colonne sonore firmate, tra queste “Il Tigre” di Dino Risi, “Malizia” e “Peccato veniale” di Salvatore Samperi, “Venga a prendere il caffé da noi” e “La cicala” di Alberto Lattuada.
E’ lui l’interprete di “Quattro colpi per Petrosino”, sigla di chiusura dello sceneggiato diretto da Daniele D’Anza, dedicato a Joe Petrosino, il leggendario poliziotto anti mafia interpretato da Adolfo Celi.
Fred Bongusto è stato un cantante dallo stile raffinato, perfetto per le atmosfere soffuse del night, più votato alla sfumature che al bel canto, un nemico implacabile dei cantautori, Dylan compreso, con un’inflessione talvolta nasale, capace di conciliare il suo amore per Nat King Cole con la lezione di Napoli. Per buona parte della sua vita ha passato parte dell’anno a Ischia.
Negli ultimi anni aveva perso quasi del tutto l’udito e si teneva lontano dalle scene. La sua ultima apparizione risale al 2013 in occasione di un concerto omaggio a Franco Califano.
(di Paolo Biamonte/ANSA)