MOSCA. – Una coincidenza, senz’altro. Ma nel giorno in cui Emmanuel Macron decreta la “morte cerebrale” della Nato e rilancia il dialogo con la Russia, arriva la conferma che lo scheletro privo di una gamba rinvenuto nei pressi di Smolensk nel luglio scorso, a 200 chilometri da Mosca, è davvero quello di Charles Etienne Gudin, generale e amico personale di Napoleone Bonaparte, ferito a morte nel 1812 proprio nel tentativo di conquistarla, la Russia.
Detta così potrebbe sembrare un oscuro presagio ma in realtà la scoperta archeologica va letta proprio nel segno del rinnovato slancio nelle relazioni fra l’Eliseo e il Cremlino.
Il team di ricerca franco-russo che ha effettuato il ritrovamento opera infatti sotto l’egida del gruppo di dialogo Trianon (fondato su iniziativa di Vladimir Putin e dello stesso Macron).
Gli organizzatori della spedizione sono poi la Fondazione per lo sviluppo delle iniziative storiche russo-francesi, l’Accademia delle Scienze russa e la Società storico-militare russa. Un risultato che ha suscitato la soddisfazione del Cremlino.
“I nostri archeologi e i colleghi francesi hanno fatto un buon lavoro”, ha commentato il portavoce Dmitri Peskov, sottolineando che Putin è “al corrente della scoperta” e che la Russia, se la Francia lo richiede, è disposta a fornire “l’assistenza necessaria” per rimpatriare i resti del generale.
Cosa che appare quanto mai scontata. A chiederlo è stato fin da subito Alberic d’Orleans, discendente diretto di Gudin, e, stando a quanto dichiarato dal direttore della Fondazione Pierre Malinovsky, per lui ci sarebbe un posto già pronto all’Hotel des Invalides di Parigi, dove peraltro è sepolto Napoleone – l’altra alternativa sarebbe davanti al palazzo dell’Eliseo.
Cesar Charles Etienne Gudin de la Sablonniere (questo il nome completo) nacque il 13 febbraio 1768 e studiò alla scuola militare di Brienne insieme a Napoleone. Nel corso della battaglia di Valutino fu colpito da una palla di cannone alle gambe e fu evacuato a Smolensk, dove morì poco dopo (pare di cancrena).
La sua tomba era considerata perduta ma gli sforzi della missione franco-russa hanno avuto successo e, grazie al test del Dna svolto sia in Russia che in Francia, gli studiosi sono riusciti a dare con certezza un nome a quei resti. Il disgelo si fa anche così.
(di Mattia Bernardo Bagnoli/ANSA)