Ue verso taglio Pil 2020, nel 2019 fermo a +0,1%

Due operai al lavoro in un impianto industriale.
Due operai al lavoro in un impianto industriale. (Ansa)

BRUXELLES. – Un’economia stagnante, con prospettive riviste al ribasso per l’anno prossimo: non è incoraggiante il nuovo quadro italiano che dipingerà la Commissione europea nelle previsioni economiche d’autunno, ma è una situazione in linea con quella del resto dell’Eurozona.

Sebbene la recessione sia uno spettro ancora lontano, il rallentamento è una realtà con cui i Paesi europei dovranno continuare a fare i conti, cercando il modo di contrastarlo perché, come avverte il Fondo monetario internazionale, la politica monetaria potrebbe non bastare più.

Per la Commissione europea, salvo limature dell’ultim’ora, il Pil italiano resterà invariato rispetto alle previsioni di luglio scorso che lo vedevano salire di appena lo 0,1%. La stima è allineata a quella del Governo italiano.

Cambia invece la previsione per il 2020, che per la Ue diventa più pessimista: al posto dello 0,7% di luglio, viene tagliata a 0,4%, ovvero due decimali più bassa di quella inclusa nel quadro programmatico della Nadef.

Le cifre, assieme a quelle del deficit e del debito, saranno la base per dare l’opinione finale sulla manobra italiana il 20 novembre. Bruxelles non è in allarme, perché le differenze con i numeri del Governo sono minime.

Con tutta probabilità la Ue tornerà quindi soltanto a richiamare l’Italia sul rischio di deviazione significativa dalle regole, soprattutto quella sulla riduzione del debito, ma senza aprire uno scontro. Rimandando alla prossima verifica sui conti pubblici, cioè a maggio.

La crescita italiana non è la sola a preoccupare. Il Fondo monetario avverte che l’attività economica in Ue “è rallentata a causa della debolezza del commercio e della manifattura”, e nonostante il rallentamento resti guidato dall’esterno, “alcuni segni di una domanda interna più scarsa cominciano ad apparire, specialmente negli investimenti”.

Il Fmi vede “alta incertezza e rischi al ribasso” per la Brexit e le tensioni commerciali, e per il 2019 prevede un Pil Ue in calo all’1,4% dal 2,3% del 2018. Una “modesta ripresa” arriva nel 2020, col Pil all’1,8%.

Per contrastare questa tendenza, il Fondo si unisce al coro di quanti chiedono ai Paesi con spazio di bilancio di spendere per fare investimenti. E cita esplicitamente la Germania e l’Olanda, che “dovrebbero considerare una moderata espansione”. Invece “i Paesi con alto debito e deficit dovrebbero procederé con il consolidamento per ridurre le vulnerabilità”.

Ma “se si materializzano rischi al ribasso” dovrebbero anch’essi pensare a  “un’espansione”, purché il debito sia sotto controllo. In realtà il Fmi si spinge anche oltre, invitando i Governi a tenere pronti “piani d’emergenza da implementare qualora i rischi si materializzassero”, visto che “l’efficacia dell’azione di politica monetaria è diminuita”.

Per Washington serve una risposta “sincronizzata” e “appropriatamente differenziata tra i Paesi”.

Il rallentamento dell’economia europea sarà al centro della riunione dell’Eurogruppo di domani, alla quale parteciperà il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. E che vedrà l’esordio della nuova presidente della Bce, Christine Lagarde, la quale finora aveva partecipato nella sua precedente funzione di direttore generale del Fmi.

(di Chiara De Felice/ANSA)

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