Green economy arranca. Costa: “Serve meno burocrazia”

Emissioni di gas serra provenienti da ciminiere industriali. Archivio.
Emissioni di gas serra provenienti da ciminiere industriali. Archivio.

RIMINI. – La green economy in Italia arranca. Il nostro paese ricicla molto e ha una buona percentuale di energie rinnovabili. Ma le buone notizie finiscono qui. Il rapporto presentato a Rimini agli Stati Generali della Green Economy dice che le rinnovabili non crescono più, mentre crescono le emissioni di gas serra.

Siamo al 22esimo posto in Europa per ricerca e innovazione nel settore ambientale, ma siamo primi per numero di auto per abitante.

Il governo promette un Green New Deal, un piano di investimenti pubblici da 55 miliardi, col doppio obbiettivo di far ripartire l’economia e renderla sostenibile, anche attraverso un alleggerimento dei pesi burocratici. Ma per ora, la strada da fare è tutta in salita.

Gli Stati Generali di Rimini si tengono nell’ambito della fiera Ecomondo, la principale esposizione italiana dell’economia per l’ambiente, e sono organizzati dal Consiglio nazionale della Green Economy, che raccoglie i principali operatori del settore.

Le emissioni di gas serra in Italia, racconta il rapporto, sono tornate ad aumentare dal 2014: nel 2018 sono arrivate a 426 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep), e nel 2019 salgono ancora. La colpa è soprattutto del settore dei trasporti.

L’Italia è il paese europeo col tasso più alto di auto, 644 per 1.000 abitanti nel 2018, in aumento rispetto al 2017. Nei primi otto mesi del 2019, le emissioni medie delle nuove auto immatricolate sono aumentate del 5,5% rispetto allo stesso periodo di un anno fa.

Tra il 2014 e il 2017, il consumo lordo di energia è tornato a crescere, da 166 a oltre 170Mtep. Nel 2018 anche i consumi finali hanno registrato un aumento dell’1,5%, trainati sempre dai trasporti.

A fronte di questo, la quota di rinnovabili è cresciuta di un solo punto percentuale in 5 anni. L’Italia resta sempre prima fra i grandi Paesi europei per fonti pulite (grazie in buona parte all’idroelettrico). Le rinnovabili hanno soddisfatto il 18,3% del fabbisogno energetico interno, contro il 17,5% della media europea.

Ma nei trasporti, l’uso del biometano è ancora marginale, e le auto elettriche sono pochissime: meno di 10.000 veicoli venduti nel 2018, contro i 68.000 della Germania.

L’Italia è al 22/o posto in Europa per spesa ambientale in ricerca e sviluppo, che è scesa del 17% tra il 2010 e il 2017. Quella pro capite è di soli 8,7 euro, molto al di sotto di quella della zona euro, 14,4 euro.

In questa situazione, il governo Conte promette un Green New Deal, un mega-piano di investimenti pubblici nelle tecnologie verdi ed ecosostenibili da 55 miliardi in 15 anni.

All’inaugurazione degli Stati Generali di Rimini, il ministro dell’Ambiente Sergio Costa (M5S) ha annunciato che dall’anno prossimo il governo comincerà a lavorare al cosiddetto “collegato ambientale”, una legge per sburocratizzare e sveltire gli interventi in materia.

Per il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Riccardo Fraccaro (M5S), la battaglia dell’Italia nella Ue sarà quella di sottrarre ai vincoli di bilancio gli investimenti green. Secondo Antonio Misiani (Pd), viceministro all’Economia, “il Green New Deal, insieme con il piano Impresa 4.0, che prevede il credito d’imposta per gli investimenti sostenibili, rappresenta l’aspetto più innovativo della manovra”.

La lista delle cose da fare però è impegnativa. A Rimini l’ha fatta Edo Ronchi, ex ministro dell’Ambiente e anima del Consiglio della Green Economy: “Maggior impegno sulle rinnovabili, sull’efficienza energetica e sull’economia circolare, e decarbonizzare i trasporti”.

(di Stefano Secondino/ANSA)

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