Cile, premio Nobel a Piñera: “Basta violenze polizia”

Rigoberta Manchu (destra) marcia insieme a Joan Turner (sinistra) vedova del cantautore Victor Jara a Santiago verso il Palazzo de La Moneda. (Soy502)

SANTIAGO DEL CILE.  – Il Premio Nobel per la Pace del Guatemala, Rigoberta Menchú, ha marciato oggi dalla sede centrale dell’Università del Cile al Palazzo La Moneda, sede del governo cileno a Santiago, per consegnare una lettera al presidente Sebastián Pinera dove gli chiede di porre fine alla violenza della polizia.

La leader indigena guatemalteca, insieme al presidente della Fondazione Democrazia, Guillermo Whpei, e Joan Turner, vedova del cantautore Víctor Jara, hanno marciato insieme a un grupo di studenti, ma i carabinieri hanno permesso solo a cinque persone di passare fino alla sede del governo.

Menchù ha criticato le istituzioni perché non esistono cifre coerenti sulle vittime delle proteste. “Ci sono vittime che non sono state rese note, o di cui è stato ritardato l’annuncio”, ha sottolineato, aggiungendo di essere rimasta scioccata dal fatto che negli arresti ci sarebbero stati episodi di persone denudate e stupri di donne da parte della polizia.

Nella lettera, ha dichiarato che ha potuto osservare come la popolazione “venga repressa nel suo legittimo diritto di protestare e di manifestare le sue giuste richieste”. Menchù – che oggi lascia il Paese – ha espresso sostegno alle persone che sono state ferite e alle famiglie delle vittime di queste due settimane di proteste.

“Dobbiamo dare loro forza e consigli per elaborare gli effetti emotivi, psicologici, spirituali e fisici. Una vita perduta è un debito nei confronti della propria vita per secoli, e quel debito non può essere reintegrato in un istante”, ha detto.

In una conferenza stampa, Menchù ha sottolineato che “non vogliamo essere i vostri giudici, ma non vogliamo essere complici del silenzio”, e ha fatto appello alle istituzioni statali, perché il Cile, ha ribadito, “non è un’anarchia”, sottolineando che servono “riforme profonde” per risolvere la crisi sociale del Paese.

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