Di Maio a Shanghai: “Firmati accordi fermi da tempo”

Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio (centro) ed il suo omologo Wang Yi (destra) camminano nel centro di Shanghai. (ANSA/ALESSANDRO DI MEO)

SHANGHAI – L’Italia stringe i rapporti con la Cina con cui ha firmato “accordi fermi da tempo”, ad esempio nell’agro-alimentare, ma ha già “messo mano a nuovi accordi che saranno chiusi tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020 per esportare nuovi prodotti”.

Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, a Shanghai per la seconda edizione del China International Import Expo (Ciie), ha citato quelli in fieri sulle carni bovine (“vale circa 300 milioni di euro”) e sul riso (“diverse decine di milioni di euro”), a conferma di un percorso che considera ben avviato dopo la firma del memorandum di marzo in sostegno alla nuova Via della Seta e che ha scontato la crisi del governo M5S-Lega.

Incontrando il suo omologo Wang Yi, Di Maio ha sollecitato l’apertura verso l’import made in Italy visto che i primi 7 mesi del 2019 segnalano trend in difficoltà, e lo ha ricordato alla vigilia del 2020 che segnerà i 50 anni dei rapporti diplomatici bilaterali, della cultura e del turismo.

“Il made in Italy è promozione turistica e viceversa: la promozione turistica è promozione del made in Italy. Ci lavoreremo per tutto il 2020 perché è l’anno in cui ci sarà la visita del presidente della Repubblica Sergio Mattarella ed è l’anno in cui sarò di nuovo qui perché dobbiamo riunire la commissione gobernativa presieduta dai due ministri degli Esteri”, ha osservato Di Maio a margine della visita alla sede della Comau di Shanghai, azienda del gruppo Fca leader nell’automazione e nei sistemi per l’automotive.

“Il 2020, tra Italia e Cina, è l’anno in cui raccoglieremo i frutti della Belt and Road Initiative”, ribadisce Di Maio, ricordando la firma dell’Italia come primo Paese del G7 e fondatore dell’Ue.

Il bilaterale con Wang è durato circa mezz’ora, spaziando dalle crisi in Siria e Libia fino alla condivisione della necessità di riformare l’Onu e alla politica di non ingerenza nelle vicende di altri Stati. Sugli altri dossier, più sfumato è stato lo scambio di vedute sulla Via della seta, in particolare su investimenti infrastrutturali e tecnologici, a cominciare dal 5G e Huawei, capitolo sensibile dello scontro Usa-Cina. Wang, con un rapido accenno, ha ribadito l’importanza per Pechino della nuova rete ultraveloce, ma Di Maio, secondo quanto si è appreso, non è entrato nel merito.

Sulla possibile cooperazione nei cantieri in Paesi terzi è stata ribadita la necessità di fare sinergie in Mediterraneo e in Africa. Al faccia a faccia, il secondo dopo quello di New York a margine dell’assemblea Onu, ha fatto seguito il pranzo di un’ora a base di carne e pesce al Langham hotel, sorseggiando del vino italiano.

In serata, Di Maio ha ricevuto un trattamento di riguardo da parte del presidente Xi Jinping, che lo ha inviato alla cena di Stato al Fairmont Peace Hotel con uno strappo al protocollo dal momento che l’appuntamento era riservato ai capi di Stato e di governo. Tra gli altri, c’era anche il presidente francese Emmanuel Macron: Italia e Francia sono tra i 15 Paesi ospiti d’onore al Ciie.

Domani, alla cerimonia di apertura, Di Maio parlerà dopo i capi di Stato e di governo, vedrà il ministro del Commercio Zhong Shan e avrà un breve saluto con il presidente dell’Inter Stephen Zhang. T

errà anche un intervento alla sessione dedicata all’e-commerce nell’era digitale. L’appuntamento più simbolico sarà la visita allo stand italiano da parte di Xi: al presidente, grande appassionato di calcio, sarà donata la maglia della nazionale italiana. E ci sarà anche un brindisi con le bollicine del prosecco, temibile avversario dello champagne anche in Cina.

(dell’inviato Antonio Fatiguso/ANSA)