Cina verso la criptovaluta di Stato con la spinta di Xi

Xi Jinping campeggia all'interno del museo nazionale di Pechino. Cina
Xi Jinping campeggia all'interno del museo nazionale di Pechino

PECHINO. – La Cina spinge sulla messa a punto della prima criptovaluta di Stato: i segnali si moltiplicano e da ultimo c’è stato l’incoraggiamento pesante del presidente Xi Jinping a sostegno dello sviluppo della blockchain, parlando a fine ottobre a una sessione di studio del Politburo. Nell’occasione, Xi ha detto che la Cina dovrebbe “cogliere l’opportunità” dell’adozione della blockchain, la tecnologia che è alla base delle criptovalute.

Non le ha menzionate apertamente, ma tanto è bastato per mandare durante lo scorso fine settimana alle stelle i valori dei Bitcoin, la criptovaluta per eccellenza, tornata sia pure brevemente sopra quota 10.000 dollari, e poi alla riapertura dei mercati le azioni di oltre 200 compagnie legate agli investimenti nella blockchain.

Lunedì, invece, Li Wei, a capo del dipartimento tecnologico della Banca centrale cinese, ha invitato le banche commerciali a rafforzare l’uso della stessa blockchain per abbracciare la finanza digitale.

Le ricerche della blockchain di Pechino sono salite del 1.300% in seguito ai commenti di Xi, secondo Nathaniel Whittemore, un consulente nel settore delle criptovalute ripreso spesso dai media statunitensi.

“Con questi commenti, la Cina ha segnalato che la blockchain è ora parte del gioco”, ha aggiunto Whittemore, rilevando che non è forse una coincidenza che la mossa sia maturata con la forte opposizione che Mark Zuckerberg di Facebook sta incontrando nel Congresso Usa per far procedere i piani di Libra, la sua criptovaluta.

La sfida allargherebbe il fronte dello scontro hi-tech e non solo con gli Stati Uniti. Una criptovaluta nella disponibilità della banca centrale avrebbe la funzione di contrastare la potenziale erosione della sovranità monetaria dello Stato. Vista da Pechino, non si tratterebbe altro che di una mossa preventiva e di attacco in un settore altamente innovativo.

Non a caso, il Global Times, il tabloid del Quotidiano del Popolo, la ‘voce’ del Partito comunista cinese, ha senza mezzi termini bocciato Libra descrivendola una “minaccia potenziale” per la sovranità finanziaria della Cina, già da lungo tempo insofferente a quello che ha definito “il lungo braccio giurisdizionale” Usa, esercitato grazie al dominio del dollaro.

Come dimostra lo scontro in atto tra Washington e Pechino sul G5, le reti ultraveloci delle tlc di cui la Cina rivendica la leadership, anche su questo fronte è importante arrivare primi. Ed è uno degli argomenti usati da Zuckerberg a difesa di Libra, da cui si sono sfilati via via partner come Mastercard, Visa e eBay.

In audizione dinanzi al Congresso, il fondatore di Facebook ha usato argomenti semplici: “Se gli Usa non guideranno le nuove tecnologie, come la possibilità di inviare i soldi con i sistemi di messaggistica, qualcuno lo farà al posto nostro e perderemo la leadership del settore”.

Un allarme contro i timori dell’innovazione e l’ingombrante attivismo della Cina. Il presidente Donald Trump ha fatto delle azioni di contrasto verso Pechino uno dei pilastri delle sue politiche e la leadership cinese nelle criptovalute sarebbe un brutto colpo.

(di Antonio Fatiguso/ANSA)