Arbitri, Tommasi: “Var irrinunciabile, ma si usi di più”

L'arbitro Fabrizio Pasqua guarda il Var durante la partita Udinese Milan del mese di agosto scorso, per verificare un presunto fallo di mano del difensore Samir Santos. ( ilmilanista.it)

ROMA.  – “Il tema della Var è Roma-Borussia di giovedì scorso. Dopo quel rigore sconcertante assegnato controi i giallorossi dall’arbitro chi è che non vuole più la Var? Poi che si possa migliorare è chiaro, ma il sistema nel complesso funziona ed è stato utile. Ha raggiunto il suo obiettivo, che è aiutare i direttori di gara: che però secondo i calciatori la devono usare di più”.

Il presidente dell’Aic, Damiano Tommasi, non ha dubbi sulla bontà dell’introduzione della Video assistant referee, nonostante le polemiche che sistematicamente nascono sulla sua gestione. “Ci sono tantissimi casi e dinamiche, arbitri diversi con percezione dei fatti diversa per cui non è semplice, ma si può fare sempre meglio perfezionando e preparandosi”, aggiunge parlando con l’ANSA e sottolineando che già un anno fa l’Aic aveva chiesto al designatore Nicola Rizzoli di “andare a rivedere gli episodi il più possibile, anche se c’è il problema dei tempi della partite”.

Il n.1 dell’Aic non si sbilancia sull’ ipotesi di arrivare al “challenge”, perche a suo “ci sarebbero tante situazioni da regolare con nuove norme”. Dopo il tennis, che lo prevede da tempo, da questa stagione la Nba ha introdotto la possibilità per un allenatore di chiedere di controllare un episodio anche se una sola volta a partita.

Uno dei primi casi è avvenuto la scorsa notte: il tecnico di Portland ha chiesto di vedere il replay durante il match con Dallas e gli arbitri hanno cambiato in suo favore la decisione determinandone la vittoria.

“Ora la Var può intervenire solo in determinati casi, ben circoscritti – afferma Tommasi -, in caso di ‘challenge’ si potrebbe pensare di arrivare a gestire anche altre situazioni di gioco, come il fallo laterale o il corner, episodi da cui magari scaturiscono azioni decisive”. Al momento, a suo giudizio, le questioni centrali riguardano il tempo della decisione, spesso troppo lungo, “ma di questo se ne è parlato fin da subito”, e la scelta dell’arbitro di andare al video.

“Si invita l’arbitro ad andare più spesso a rivedere ma così ad alcuni sembra che il direttore di gara non abbia personalità o si faccia condizionare – sottolinea il n.1 dell’Assocalciatori -, posto poi che certi episodi si percepiscono e comprendono magari meglio dal campo.

Poi comunque è innegabile che la decisione di andare a rivedere faccia rasserenare gli animi. Io che sono in campo non posso dire che l’arbitro ha sbagliato se è andato a rivedere l’azione contestata. Certo magari sbaglia anche li’, ma è più difficile e poi quello lo si vedrà solo nel dopo gara e intanto il clima della partita non è più avvelenato”.