L’Italia ‘cassaforte’ del software aperto del globo

All'Enea di Bologna la biblioteca del codice informatico globale.
All'Enea di Bologna la biblioteca del codice informatico globale. (Passarella Stefania/ANSA)

BOLOGNA. – Ci sono le linee di codice del programma che 50 anni fa ha portato l’uomo sulla Luna a bordo dell’Apollo 11, con tanto di commenti come ‘Non si tocchi’ questa stringa, e ci sono anche i codici sorgenti, il ‘Dna’ di software aperti di ogni tipo e ogni epoca, da quelli pionieri della computer music all’Android di Google che fa funzionare quasi tre miliardi di smartphone nel mondo.

È Software Heritage, il maxi archivio del codice sorgente di gran parte dei programmi informatici disponibili nel mondo. Una ‘biblioteca’ aperta a tutti, una sorta di ‘Big Code’, creata dall’Istituto francese per la ricerca su informatica e automazione (Inria) con l’Unesco, e di cui ora l’Italia sarà ‘cassaforte’.

Questo archivio digitale sarà ospitato dal Centro ricerche Enea di Bologna che sorgerà, tra 2020 e 2021, nel Tecnopolo all’ex Manifattura Tabacchi. Tecnicamente, ha spiegato in conferenza stampa Roberto Di Cosmo, direttore di Software Heritage, con origini tra Parma e Benevento, quello che avrà sede nel capoluogo emiliano sarà il primo ‘mirror’ istituzionale europeo dell’archivio del codice sorgente dell’Inria.

Una ‘backup’ vitale per il progetto. L’enorme biblioteca dei programmi informatici dell’umanità oggi conta già oltre 90 milioni di progetti archiviati, che corrispondono a più di sei miliardi di file di codice sorgente unici. Un archivio già liberamente consultabile online sul sito di Software Heritage e che non solo dà accesso alle linee di codice, ma anche ai commenti dei programmatori originari, alla storia di quella stringa di codice. Un patrimonio che non è utile solo per ricercatori e scienziati ma anche per ‘smanettoni’ del codice, per sviluppatori di app.

L’obiettivo di questa operazione è garantirne sicurezza e disponibilità continua. “Il software è qualcosa che non si vede, ma è ovunque – sottolinea Di Cosmo – e tanto meno si vede il codice sorgente. Fa funzionare dalle complesse previsioni meteo alle piattaforme con cui ci si scambia messaggi e ci si dà appuntamento. Il software è parte essenziale del nostro patrimonio di conoscenza collettiva e patrimonio culturale. Realizzare questa biblioteca del software aperto equivale a costruire il terzo pilastro della scienza aperta”.

Per l’Emilia-Romagna, ha detto Patrizio Bianchi, assessore regionale a Università e Ricerca, si tratta di un altro ‘pezzo’ di informatica globale che vivrà nella Data Valley italiana e che, soprattutto, dialogherà con il supercomputer Leonardo, una delle tre macchine che costituiscono la nuova nervatura del sistema europeo del supercalcolo, e con il Data center del Centro europeo per le previsioni meteorologiche. Tutti in arrivo al Tecnopolo bolognese.

(di Stefania Passarella/ANSA)