Governo: la maggioranza supera il test fiducia al Senato

Un'immagine della presidenza del Senato e nella parte centrale i banchi riservati al Governo e i suoi ministri.
Un'immagine della presidenza del Senato e nella parte centrale i banchi riservati al Governo e i suoi ministri.

ROMA. – La maggioranza supera la prova fiducia sul decreto ‘salva-imprese’, il primo test di tenuta dopo la formazione del nuovo governo giallo-rosso. Il provvedimento, per altro ereditato dal precedente esecutivo, passa al Senato con 168 voti favorevoli, solo un voto in meno rispetto a quanto ottenuto per il varo del ‘Conte 2’. “La maggioranza è solida”, commenta il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà.

Ma per arrivare al risultato il lavoro non è mancato. Da qui anche il ritardo accumulato per un testo che entro il 3 novembre deve essere convertito in legge e ancora deve essere esaminato dalla Camera. Cinque stelle, Partito democratico e Italia viva hanno dovuto trovare intese sulle tutele per i rider, i precari dell’Anpal e soprattutto sulla cancellazione dello scudo per l’ex Ilva.

Last minute poi è scoppiata la polemica sulla viceministra all’Economia, la pentastellata Laura Castelli, a causa della norma ribattezzata ‘salva-ostelli’. Misura poi espunta dal dl. La storia inizia con un emendamento, che era stato votato nelle commissioni Industria e Lavoro del Senato in tarda serata, tra gli ultimi rimasti prima di chiudere il provvedimento per l’Aula.

A presentarlo un po’ tutti i gruppi. Un sostegno bipartisan, quindi. Nel dettaglio si prevedeva di trasformare l’Associazione degli alberghi per la gioventù, con una storia decennale, in un nuovo ente pubblico. Questo per aprire un paracadute vista la situazione di crisi dell’organizzazione, che occupa 56 persone senza contare l’indotto. Si prevedevano oneri fino a 1,7 milioni annui ma per la Ragioneria si trattava di una cifra sottostimata. Un problema di coperture ha fatto così decadere il ‘salva-ostelli’.

Ma sulla norma scoppia anche un caso dentro il M5s. I parlamentari, avvisati dell’ingresso della norma, si scagliano nelle chat interne dei gruppi 5S contro la viceministra Laura Castelli: l’accusano di agire in conflitto d’interessi, visto che il segretario dell’Associazione alberghi per la gioventù è il suo portavoce. Alla fine cantano vittoria: “Abbiamo messo in guardia i colleghi del Senato ed avvertito i ministri” racconta un deputato.

Nei 5 Stelle, in parallelo, monta anche la polemica sugli attacchi alla sindaca di Roma, Virginia Raggi: nel mirino il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora, finito anche lui nel diluvio di attacchi nelle chat interne dei gruppi parlamentari. E intanto su Roma si profila un possibile scontro nella maggioranza, con Luigi Di Maio che annuncia un ddl sui poteri speciali per il sindaco e il capo delegazione del Pd al governo, Dario Franceschini che parla di un’iniziativa non ancora “condivisa”.

La questione degli ostelli, invece, non sfugge neppure alle altre forze politiche, anche se va detto che sul tema erano stati presentati molti emendamenti bipartisan e che già prima di questo provvedimento la norma era apparsa in emendamenti della Lega alla passata legge di Bilancio e in Ddl di M5s e Fi presentati alla Camera.

“Si regalano due milioni di euro, e si fa diventare ente pubblico, una associazione, l’Aig, il cui segretario sarebbe l’assistente di Laura Castelli”, dice coordinatore della segreteria di Più Europa, Giordano Masini. Per il vicepresidente del gruppo di Forza Italia, Massimo Mallegni, aver fatto passare l’emendamento in commissione è stato “un grave errore”: perché non si possono “regalare milioni di euro ad associazioni fallimentari, peraltro presiedute da collaboratori di membri del governo”.

(Di Marianna Berti e Francesca Chiri/ANSA)

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