LA PAZ. – L’annuncio di una possibile, sorprendente, vittoria al primo turno di Evo Morales nelle elezioni di domenica, insinuato dal Tribunale elettorale (Tse) della Bolivia sulla base di proiezioni non ufficiali, ha scatenato l’opposizione che si è riversata nelle strade assaltando sedi dipartimentali elettorali di 9 città boliviane.
Senza freni, i sostenitori dei partiti di opposizione e dei comitati civici hanno attaccato ed incendiato l’edificio del Tribunale elettorale dipartimentale di Potosí e saccheggiato gli uffici elettorali di altri dipartimenti, fra cui Sucre e Tarija.
Drammatici gli scontri a Potosí, dove la polizia ha battuto in ritirata di fronte alla determinazione dei manifestanti, mentre due persone si sono lanciate dal 2/o piano del Tribunale elettorale per sfuggire ad un incendio, rischiando la morte.
La rabbia popolare non ha risparmiato neppure una statua dell’ex presidente venezuelano Hugo Chávez, di cui Morales era amico, che è stata abbattuta a Riberalta, città amazzonica a 1.000 chilometri a nord di La Paz, come quella di Saddam Hussein in piazza Firdos a Baghdad, il 9 aprile 2003.
Inoltre a Santa Cruz, capitale del movimento anti Morales, è stato indetto uno sciopero ad oltranza. In risposta, il capo dello Stato si è riunito con la coalizione che sostiene il suo governo (Conalcam) che ha rivolto un appello a “difendere la vittoria al primo turno” responsabilizzando il l’ex presidente Carlos Mesa per i gravi disordini.
I militanti del partito Comunidad Ciudadana di Mesa e altri di Bolivia dice no e dei Comitati civici, avevano già gridato ai brogli, scontrandosi con manifestanti del partito gobernativo Mas, dopo la lettura delle proiezioni relative al 95,22% delle schede. Da esse emergeva infatti che Morales stava ottenendo una vittoria al primo turno con un vantaggio di 10,13 punti su Mesa.
La legge boliviana prevede che un candidato può vincere le presidenziali al primo turno con il 50% più uno dei voti o, in alternativa, con un risultato in vantaggio minimo del 10% sul secondo.
Il fatto è che quando erano all’83%, le proiezioni mostravano una chiara tendenza verso il ballottaggio del 15 dicembre. Ma la diffusione dei dati è stata interrotta per quasi 24 ore e quando è ripresa lo scenario era quello descritto, che l’opposizione ha definito una “burla alla democrazia”.
E dopo le perplessità sul processo di scrutinio manifestate dagli Usa e dall’Osa, anche il vice capo della delegazione di osservatori dell’Unione europea (Ue), Jorg Schreiber, ha chiesto al governo di fare urgentemente chiarezza sull’accaduto.
Il governo, per bocca dei ministri degli Esteri, degli Interni e delle Comunicazioni, ha invitato i partiti ad attendere il risultato dello spoglio ufficiale delle schede, attualmente in corso.
E quando mancava ad esso lo scrutinio praticamente di appena il 5% dei voti, Morales aveva il 46,40% dei consensi, e Mesa il 37,07%, con un vantaggio quindi del 9,33%, vicino cioè alla vittoria al primo turno. Possibile perché le ultime schede scrutinate vengono da aree rurali dove il capo dello Stato ha il suo zoccolo duro.
(di Maurizio Salvi/ANSA)