Appello Trump a repubblicani,difendetemi da impeachment

Donald Trump con sguardo perplesso
L'ex presidente Usa Donald Trump. (Ansa))

WASHINGTON. – Il giorno dell’Apocalisse di avvicina per Donald Trump. In molti ne sono convinti, a destra e a sinistra dello schieramento politico, e il nervosismo del tycoon ne sarebbe la spia più evidente.

Non è un caso se aprendo la prima riunione di governo da quando al Congresso è scattata l’indagine per impeachment, Trump lancia un chiaro appello ai repubblicani: dovete fare di più per difendere il vostro presidente, perchè quello che vogliono i democratici è colpirvi in vista delle elezioni”.

E se le bordate e gli insulti ormai quotidiani del tycoon sono per Joe Biden, la speaker Nancy Pelosi e Adam Schiff, il potente deputato che guida l’indagine sull’impeachment, altri due sono i nomi che tolgono il sonno al presidente: Mitt Romney e Lindsay Graham.

I due senatori repubblicani – l’uno un critico della prima ora del tycoon, l’altro fino a ieri un fermo alleato – saranno decisivi per le sorti di Trump se ci sarà un proceso nell’aula del Senato. Solo Graham col suo sì alla messa in stato di accusa si porterebbe dietro un numero sufficiente di voti sul fronte repubblicano da affondare The Donald.

La “Trumpocalypse”, appunto, a cui però il partito conservatore non può arrivare impreparato, senza un piano B per le elezioni del 2020. Una strategia in grado di evitare che il crollo di Trump travolga tutto e tutti, e che il prossimo 3 novembre si trasformi in un addio alla Casa Bianca e alla maggioranza in Senato.

Romney e Graham, in due interviste ad Axios, sono tornati a criticare il presidente, sotto un tiro incrociato soprattutto dopo la decisione di ritirare le truppe Usa dal nord della Siria, abbandonando gli alleati curdi al loro destino. Una mossa spregiudicata che parla alla pancia del Paese, allo zoccolo duro del suo elettorato che vede un’altra promessa mantenuta, “riportare i nostri ragazzi a casa”.

Ma un azzardo che Trump potrebbe pagare molto caro politicamente, con molti repubblicani che potrebbero non essere più disposti a “coprire” le responsabilità del tycoon nell’Ucrainagate, lo scandalo che ha provocato l’avvio dell’indagine per impeachment.

Graham, che definisce “disonorevole” e “uno spettacolo disgustoso” il ritiro dalla Siria, ha fatto capire chiaramente che potrebbe cambiare atteggiamento. E sa che ci sono almeno 20 senatori repubblicani pronti a seguirlo e a votare con i democratici: quanto basta per far passare l’impeachment (al Senato serve una maggioranza dei due terzi) e porre fine alla presidenza Trump.

“Mostratemi qualcosa che rappresenta un reato, dimostratemi che Trump ha veramente promesso qualcosa a Kiev in cambio di un favore e questo per me sarebbe veramente inquietante, allarmante…”.

Graham critica Trump anche per aver chiesto aiuto alla Cina contro Biden: “Una cattiva idea, una stupidaggine che mostra la sua frustrazione”. Parole pesanti da chi finora ha garantito al tycoon un fronte unito di senatori.

Ancora più critico Romney secondo cui l’ira dei repubblicani fatica ad emergere solo per paura di perdere nel 2020 e, nel peggiore deicasi, di vedere alla Casa Bianca la senatrice della sinistra radicale Elizabeth Warren.

Proprio il moderato Romney, che ha corso senza successo nel 2012, viene considerato uno dei possibili candidati alla presidenza se Trump dovesse cadere o fare un passo indietro. Ma il toto-nomi è più ampio.

C’è chi guarda ad una figura di rottura come Nikki Haley, ex governatrice della South Carolina ed ex ambasciatrice Usa all’Onu: donna, giovane (47 anni), espressione di una minoranza (é di origini sikh), dialogante ma dal temperamento forte ha il profilo giusto per una vera e propria svolta in casa repubblicana.

Sempre che lei non voglia rischiare di bruciarsi giocando le sue carte nel 2024. Più scarse le chance di alti due nomi sul tavolo, il vicepresidente Mike Pence e il senatore Ted Cruz. Ma attenzione, perchè un indomito Trump potrebbe sfidare tutti con una mossa a sorpresa: spingere la candidatura del primogenito Donald Jr o della prediletta Ivanka.

(di Ugo Caltagirone/ANSA)

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