Scattano i dazi: per l’Italia danni da cinquecento milioni, -20% export

Un immagine del Cibus, il salone internazionale del'alimentazione.
Un immagine del Cibus, il salone internazionale del'alimentazione. ANSA/GIORGIO BENVENUTI

ROMA.- Sono scattati i dazi annunciati da Trump contro il Made in Europe, puntuali il 18 di ottobre, come previsto, con un effetto stimato sui prodotti europei fino a 7,5 miliardi e di 500 milioni per la sola Italia ed un probabile crollo dell’export pari al 20%. Nella black list Usa dei prodotti Made in Italy, il Parmigiano Reggiano, il Grana Padano e anche il Gorgonzola, così come salumi, agrumi, succhi e liquori.

I dazi “fanno male”, ha commentato il premer Conte da Bruxelles, “non li avremmo voluti, avevamo lavorato perché non venissero”. Ma “risponderemo a tempo debito”, aggiunge a nome dell’Europa il commissario Ue al commercio Cecilia Malmstroem.

L’escalation delle tensioni commerciali intimorisce le istituzioni economiche europee e italiane. “Siamo preoccupati dai recenti sviluppi, la spirale dei dazi può compromettere gli sforzi per contrastare il rallentamento dell’economia in Europa”, avverte Pol Thomsen, per il Dipartimento europeo del Fmi.

Un timore confermato da Mario Draghi, all’ultima assemblea del Fondo da presidente della Bce: “L’economia dell’area euro è cresciuta a una velocità più lenta dall’inizio dell’anno” per la debolezze negli scambi commerciali internazionali. Allarme anche da Bankitalia che avverte che i dazi di Trump potrebbero colpire l’Italia più del previsto.

E se “riguarderanno una quota relativamente limitata delle esportazioni italiane verso gli Stati Uniti, gli effetti indiretti potrebbero essere significativi”, scrive nel suo bollettino. L’effetto stimato dalla Coldiretti dell’entrata in vigore delle nuove tariffe sui prodotti europei è di un calo del 20% delle vendite dei prodotti agroalimentari Made in Italy per un valore delle esportazioni di circa mezzo miliardo di euro.

E se è vero che molte dop, come il Pecorino romano da grattugia, il prosciutto sia crudo che cotto, la mozzarella di Bufala Campana, il prosecco, l’olio di oliva, la pasta, si salvano. Secondo le analisi di Filiera Italia il danno è tuttavia forte se si considera l’esatta tipologia dei prodotti colpiti.

“Siamo davanti a un “attacco selettivo” – osserva Luigi Scordamaglia coordinatore di Filiera Italia – riservato a quelle eccellenze del Made in Italy più imitate e contraffatte negli USA”.

Il settore dei formaggi innanzitutto, spiega ancora Filiera Italia. Colpendo selettivamente i formaggi a pasta dura (per circa 220 milioni di euro di export) si va verso la sostituzione del Parmigiano con il Parmesan, del Provolone con un prodotto locale di peggiore qualità, il Pecorino con un prodotto sempre locale prodotto senza latte di pecora.

Risparmiati i prosciutti, è colpito in maniera chirurgica anche il comparto dei salumi per circa 50 milioni di export di salami e mortadelle.

Altro comparto che incide per ben 160 milioni di euro di export è quello dei liquori, con specialità come amari, sambuche, limoncelli.

Detto questo, commenta il presidente di Federalimentare Ivano Vacondio, “è comunque inaccettabile e discriminatorio che il carico delle maggiorazioni daziarie sia stato messo quasi per intero (88,5% secondo i dati) proprio sull’alimentare”.

E”non solo per noi, ma anche per gli USA, dove i commercianti da circa due mesi stanno “gonfiando” i loro magazzini per fare incetta di quei prodotti che proprio da oggi saranno colpiti dai dazi”. Tuttavia resta una considerazione. L’impatto complessivo dei dazi maggiorati sull’Italia è inferiore a quello inflitto a Francia, Germania e Regno Unito.

(di Arabella Marconi/ANSA)

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