Ancora proteste in Catalogna. Scontri, feriti e arresti

Manifestanti catalani in piazza, guidati dall'ex presidente della Generalitat Carles Puigdemont (L'ultimo a sinistra). (ansa.it)

ROMA. – Non si placa la rabbia catalana per le condanne shock, dai 9 a 13 anni di carcere, nei confronti di 12 leader separatisti: feriti, arresti e quasi 50 voli sospesi a Barcellona hanno segnato il secondo giorno di proteste in tutta la regione spagnola.

Un manifestante ha perso un occhio, un altro un testicolo negli scontri con i Mossos d’Esquadra, la polizia locale. Il bilancio, alla fine della giornata, è di 131 feriti tra i manifestanti e 40 tra gli agenti. Tre le persone arrestate.

“Eserciteremo di nuovo il nostro diritto all’autodeterminazione”, ha minacciato il presidente della Generalitat de Catalunya, Quim Torra. Parole ancora più esplicite quelle del presidente del Parlamento catalano Roger Torrent, con cui Torra ha reso omaggio alla tomba di Lluís Companys, il presidente della Generalitat de Catalunya dal 1934 e durante la Guerra civile spagnola, fatto fucilare dal dittatore spagnolo Francisco Franco nel 1940.

Torrent ha invocato apertamente “un nuovo referendum” sull’indipendenza della Catalogna e chiesto un’amnistia per i separatista condannati.

Su quest’ultima ipotesi è arrivata la chiusura del governo ad interim guidato da Pedro Sanchez: l’esecutivo di Madrid ha espresso “il rispetto assoluto e la conformità dell’esecutivo alla sentenza” emessa dalla Corte suprema spagnola.

Netto anche il commento del ministro degli esteri spagnolo, Josep Borrell, che ha ribadito “l’indivisibilità” della Spagna. Da cittadino catalano, il prossimo Alto Rappresentante dell’Ue ha poi stigmatizzato l'”atteggiamento totalitario” dei separatisti che, a suo parere, “escludono parte della popolazione che non la pensa come loro”.

Anche a Bruxelles è andata nuovamente in scena la protesta dei separatisti catalani guidati dall’ex presidente della Generalitat Carles Puigdemont, sul cui capo pende ora un nuovo mandato di arresto internazionale.

“Non si tratta di un problema catalano o spagnolo, questo è un problema che ci riguarda tutti”, ha arringato Puigdemont, chiedendo aiuto “a nome di tutti i perseguitati”.

Nei prossimi giorni, i catalani hanno in programma di organizzare nuove marce di protesta mentre per venerdì i sindacati hanno organizzato uno sciopero generale.