ROMA. – “Un gesto di potenziale provocazione politica”: ora indaga anche l’Uefa sul saluto militare dei giocatori della Turchia, nelle partite di qualificazione a Euro 2020. Dopo l’esultanza pro Erdogan nel successo sull’Albania, ieri si temeva la replica.
Il bis è arrivato puntualmente, a Parigi, dopo il pari (1-1) della squadra guidata da Senol Gunel nello Stade de France contro i padroni di casa, che andavano a caccia della qualificazione matematica a Euro 2020.
Questa volta il gesto è stato immediatamente condannato e sulla vicenda è intervenuta tempestivamente la ministra francese responsabile per lo Sport, Roxana Maracineau, che ha lanciato un appello all’Uefa affinché adottasse una “sanzione esemplare”, contro la Nazionale di calcio turca.
Per lei, quel saluto militare mimato per ben due volte nello Stade de France, dopo il gol di Ayhan dell’1-1, e poi al termine della partita, è da ritenersi “contrario allo spirito sportivo”.
Per ora, l’Uefa ha risposto aprendo un’indagine: non ancora un rinvio a processo (come per i cori razzisti a Sofia), ma l’incarico a un ispettore di fare luce su “un comportamento di potenziale provocazione politica”, come aveva informalmente anticipato un portavoce Uefa all’ANSA, sabato.
Non si trata ancora di un vero e proprio deferimento, perché il gesto dei giocatori non era evidentemente a referto degli ispettori presenti nello stadio. Insomma, un primo, inevitabile passo di fronte all’ondata di protesta dell’opinione pubblica, che contro l’operazione militare di Ankara in Siria é arrivata alla richiesta di togliere a Istanbul la prossima finale Champions.
Secondo l’avvocato di diritto sportivo Thierry Granturco, interpellato da Le Parisien, la nazionale turca per il gesto dei suoi giocatoria può incorrere in una multa salata”, per quanto accaduto a Parigi, ma non “andare incontro a penalizzazioni”, nella classifica del Girone di qualificazione a Euro 2020.
“La Federcalcio turca potrebbe essere punita come responsabile del comportamento dei propri giocatori, ma sempre con una multa, e lo stesso vale per i singoli calciatori”.
I giocatori turchi non sembrano per nulla pentiti del gesto a sostegno delle truppe militari impegnate nelle operazioni in Siria. Anzi. Le parole di Hakan Calhanoglu dopo il pari in Francia sono eloquenti.
“Giochiamo per la Turchia, io gioco per la mia Nazionale e tutti vogliono che sia la migliore – le frasi del milanista -. La politica è un’altra cosa, noi siamo calciatori, andiamo in campo per giocare al 100%: siamo con la nostra Nazione, non solo nei momenti belli, ma anche in quelli di difficoltà”.
Intanto, monta la polemica sulla mancata trasmissione da parte di M6 – che irradiava la partita – del saluto militare dei giocatori turchi dopo l’1-1. La partita è stata vista da 7,4 milioni di spettatori in Francia e da 9,9 milioni in Turchia.
“Nessuna censura