Nuova legge elettorale, M5s e Pd tra modello spagnolo e due turni

Una sessione della Camera dei Deputati. Immagine d'archivio.
Una sessione nell' Aula della Camara dei Deputati. Immagine d'archivio. ANSA/ALESSANDRO DI MEO

ROMA. – La maggioranza è già al lavoro per presentare le altre tre riforme costituzionali per correggere l’impatto del taglio dei parlamentari e che verranno presentate nella settimana del 21 ottobre. Se su questo piano il percorso è sgombro, sulla legge elettorale M5s, Pd, Leu e Iv devono ancora chiarirsi le idee, anche perché il tema si intreccia con quello delle possibili alleanze alle Regionali, dopo quella in Umbria.

Ad agitare le acque rimane la possibilità che vengano raccolte le firme di 126 deputati per chiedere il referendum sul taglio dei parlamentari, preannunciato da Roberto Giachetti.

Il capogruppo del Pd in Commissione Affari costituzionali del Senato, Dario Parrini, ha detto che con i suoi colleghi di M5s, Leu e Iv sta scrivendo le tre riforme che dovranno accompagnare il taglio dei parlamentari: la parificazione dell’elettorato attivo e passivo di Camera e Senato a 18 e 25 anni; il taglio del numero dei delegati regionali nell’elezione del presidente della Repubblica: il superamento del principio che il Senato è’ eletto su base Regionale.

Saranno tre emendamenti che intorno al 21-22 ottobre verranno presentati in Commissione alla legge che dà ai diciottenni il voto per il Senato. Anche il ministro Federico D’Incà ha ribadito l’impegno di M5s a procedere su queste riforme chieste da Pd, Leu e Iv.

Sul fronte opposto il centrodestra, specie con Fdi, rilancia il presidenzialismo. Giorgia Meloni depositerà in Cassazione le firme per una legge di iniziativa popolare con l’elezione diretta del Capo dello Stato, e altrettanto farà Matteo Salvini, che depositerà anche una legge elettorale.

Ed è proprio la legge elettorale a destare le aspettative per l’imminente confronto. Leu, con Nicola Fratoianni e Federico Fornaro spinge per un proporzionale, seppur con soglia, mentre il capogruppo del Pd in Commissione Affari costituzionali della Camera, Stefano Ceccanti afferma che il taglio dei parlamentari non preclude di per sé un altro modello: “a partire dalla base proporzionale si può andare sia in direzione di un sistema che sbarra in modo forte ma non aggrega (con soglia alta) o di uno a doppio turno con premio con coalizioni e possibilità di aggregazione tra un turno e l’altro. Decidere tra questo due modelli molto diversi spetterà alla politica”.

E la politica ha cominciato ad occuparsene nell’incontro tra Luigi Di Mao e Nicola Zingaretti di lunedì scorso. Un faccia a faccia che è servito anche a rilanciare su ulteriori alleanze tra centrosinistra e M5s nelle Regioni, dopo l’Umbria, a cominciare dalla Calabria.

Su questo il Movimento è cauto, perché vuole prima attendere l’esito dell’esperimento Umbria; e poi in Calabria non si capisce ancora se il Pd sarà in grado di superare la spaccatura che si sta creando dopo la preannunciata ricandidatura di Mario Oliverio.

Certo, se si va avanti con le alleanze nelle regioni, ragiona Zingaretti, una legge elettorale nazionale con doppio turno può avere un senso anche per M5s. Ma di Maio ha invitato a sua volta l’interlocutore a pensare a un modello spagnolo, cioè un proporzionale che però sacrifica i piccoli partiti: difficile per il Pd andare avanti provocando uno strappo con Leu e Iv.

“Sulla legge elettorale – dice Fornaro – è sbagliato ragionare partendo da questioni contingenti, come le alleanze regionali”.

Intanto incombe sul taglio dei parlamentari l’ipoteca del referendum. Roberto Giachetti deve raccogliere le firme di 126 deputati e può partire da quota 64: i 14 no al taglio espressi martedì, i 48 che non hanno votato e i due astenuti. L’esponente di Iv ha lanciato un appello a chi ha votato sì: “visto che l’85% degli italiani sono favorevoli alla riforma, questa uscirebbe rafforzata dal referendum”.

(di Giovanni Innamorati) (ANSA)

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