A Hong Kong migliaia contro polizia per studente ferito

Inmagine del video che coglie ad un agente della polizia un attimo prima di sparare a bruciapelo allo studente Tsang Chi-kin, ferendolo gravemente. (La Stampa)

PECHINO. – Migliaia di persone sono tornate a manifestare per tutta la giornata a Hong Kong contro la polizia e per esprimere solidarietà a Tsang Chi-kin, lo studente 18enne ferito al torace dal colpo sparato a bruciapelo da un agente, tra scenari che peggiorano e toni che sono sempre più aspri.

Le proteste di ieri, nel “Giorno del lutto” in risposta ai festeggiamenti in pompa magna di Pechino per i 70 anni della fondazione della Repubblica popolare cinese, sono state le più violente da quando il movimento pro-democrazia ha mosso i primi passi a giugno con la legge sulle estradizioni in Cina.

Il bollettino della polizia è chiaro: scenari da guerriglia urbana con circa 1.400 cariche di lacrimogeni e gli oltre 1.300 proiettili di gomma di vario tipo sparati, autentici record in quasi 4 mesi.

In più, 269 arresti, finora il massimo giornaliero, di cui 178 uomini e 91 donne di età tra i 12 e i 71 anni, dall’adunanza illegale al possesso di armi.

La polizia ha difeso le “regole d’ingaggio coi manifestanti”, definite in linea con gli standard internazionali, a fronte di una nuova ondata di diffusa indignazione. “Non sparate ai nostri ragazzi”, è stato uno dei poster più mostrati durante i sit-in.

“Alcune persone non hanno mai avuto alcun addestramento professionale sulle armi. Qual è la base del loro giudizio di professionalità sulla polizia?”, ha affermato il sovrintendente capo John Tse in conferenza stampa, per il quale l’agente (il cui nome è stato tenuto segreto per motivi di sicurezza) che ha sparato al 18enne ha seguito le procedure internazionali.

Fatto sta che le associazioni di polizia hanno sollecitato il governo a optare per il coprifuoco o per le misure emergenziali previste dall’ordinanza del 1922 del periodo coloniale per un migliore contrasto: gli agenti operano “come in una zona di guerra”, è la lamentela riportata dal South China Morning Post.

I parlamentari pro-Pechino hanno espresso sostegno difendendo l’operato della polizia: secondo il deputato Gary Chan, il governo “dovrebbe considerare l’attivazione delle leggi speciali per fermare le rivolte il prima possibile”.

Lo stesso esecutivo, in una nota, ha condannato i manifestanti che si sono lasciati andare ad “atti di estrema violenza, pianificati e organizzati, precisando che l’uso della forza da parte della polizia è stato “necessario”.

Gli eventi sono stati “una seria minaccia per la sicurezza dei cittadini” e “i ribelli hanno ricevuto una severa condanna da parte della società”.

Toni duri ricambiati dai manifestanti, in una conferenza stampa “dei cittadini” fuori dalla scuola dello studente ferito, le cui condizioni sono stabili: “questa è una guerra. Nel giorno della celebrazione a Pechino, la gente di Hong Kong versava lacrime per i lacrimogeni e sanguinava per i proiettili sparati”.  La gente di Hong Kong “è stanca di avere solo parole di condanna come scudi contro i proiettili e fucili letali”.

“La polizia ha avuto il grilletto facile ed è andata fuori controllo – ha commentato la parlamentare pan-democratica Claudia Mo -. La risposta appropriata sarebbe dovuta essere l’uso di manganelli o spray al peperoncino. Gli spari sono semplicemente non giustificati”.