Ultimatum Congresso a Trump, ci dia le carte su Kiev

Il presidente della Commissione Intelligence della Camera dei Reppresentanti, Adam Schiff (D-CA) delivers opening remarks at a hearing featuring Acting Director of National Intelligence (AFP/Alex Wong)

WASHINGTON.  – La tensione tra il Congresso e la Casa Bianca è alle stelle, con uno scontro istituzionale che non ha  precedenti nella storia americana recente. I democratici alla Camera cercano di accelerare sull’impeachment con l’obiettivo di completare il loro lavoro entro la fine di novembre.

Trump prova a mettersi in tutti i modi di traverso, parlando senza giri di parole di golpe: “Sto arrivando alla conclusione – scrive in un durissimo tweet – che ciò che sta avvenendo non è un impeachment, ma un colpo di Stato volto a prendere il potere delle persone, i loro voti, le loro libertà, il loro secondo emendamento, la religione, l’esercito, il muro al confine, e i loro diritti di cittadini degli Stati Uniti”.

Ma Capitol Hill non dà tregua al presidente. Quello partito nelle ultime suona come un vero e proprio ultimatum: o la Casa Bianca entro venerdì invia tutte le informazioni richieste per fare chiarezza sul caso Ucraina, oppure scatterà un mandato di comparizione con l’obbligo di consegnarle.

Il testo del provvedimento è già pronto ed è un chiaro avvertimento al presidente, sintetizzato dalle parole minacciose di Adam Schiff, il presidente della commissione intelligence della Camera che coordina le indagini sull’impeachment: “Se il presidente Donald Trump e il segretario di stato Mike Pompeo hanno ostacolato e ostacoleranno le indagini, questa sarà considerata una prova del reato di ostruzione”.

Schiff non nasconde quindi come sia più di un sospetto che la Casa Bianca e altri funzionari dell’amministrazione abbiano agito per nascondere o addirittura distruggere dati e informazioni, per evitare che il Congresso e l’opinione pubblica ne venissero a conoscenza.

A puntare il dito contro il muro di gomma della Casa Bianca è stato in particolare Elija Cummings, presidente della commissione vigilanza, una delle tre commissioni della Camera che lavora all’impeachment insieme alla commissione intelligence e alla commissione affari esteri: “Finora le molteplici richieste inviate da tempo sono state tutte ignorate. Non rispondono nemmeno…”, ha denunciato Cummings.

L’elenco di ciò che lo staff del presidente è chiamato a produrre è lunghissimo. Innanzitutto tutto ciò che riguarda le due telefonate di aprile e luglio tra Trump e il presidente ucraino Voldymyr Zelensky: quindi registrazioni, transcript, note, memo e quant’altro. Poi una lista completa di tutti i membri dello staff presidenziale e dell’amministrazione coinvolti a vario titolo con le due telefonate: tra questi c’è anche Pompeo, che da Roma ha ammesso di essere stato presente alla chiamata in cui Trump fece pressioni su Zelensky per indagare su Joe Biden ed il figlio Hunter.

Ancora, si chiede alla Casa Bianca di consegnare tutto il materiale relativo alle telefonate con altri leader stranieri in cui Trump abbia eventualmente affrontato le stesse questioni affrontate con Zelensky, e tutte le informazioni su eventuali incontri relativi all’Ucraina. Infine i membri del Congresso vogliono sapere tutto sulla decisione di ritirare temporaneamente 391 milioni di dollari di aiuti a Kiev prima del famigerato colloquio Trump-Zelensky.

Intanto il New York Times rivela come Trump in alcune conversazioni private abbia ipotizzato di fermare i migranti al confine col Messico non solo con fossati da popolare con coccodrilli e serpenti ma anche sparando alle gambe. “Solo fake news, sono pazzi!”, ha commentato il tycoon.

(di Ugo Caltagirone/ANSA)

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