L’accusa della talpa, Trump cercò di coprire telefonata

Il direttore della Intelligenza Nazionale, Joseph Maguire, rende testimonanza alla Camera dei Rappresentanti. (nytimes.com)

NEW  YORK.  – Il presidente degli Stati Uniti sollecitò interferenze sulle elezioni del 2020 da parte di un Paese straniero, l’Ucraina. Non solo: la Casa Bianca con un’azione di copertura tentò di insabbiare i contenuti della telefonata tra Donald Trump e Volodymyr Zelenski.

É l’accusa dello 007 che con la sua denuncia senza precedenti ha aperto la strada al clamoroso avvio dell’indagine per impeachment, con la posizione del tycoon che sembra aggravarsi di ora in ora.

Anche perché tra i membri del Congresso cresce il consenso a favore della messa in stato di accusa del presidente: alla Camera già 218 deputati si sono espressi a favore dell’impeachment, quanto basta per spedire Trump a processo nell’aula del Senato.

Il testo della denuncia della talpa della Cia, che oggi vive sotto protezione, è stato reso pubblico poche ore dopo la diffusione della trascrizione della famigerata telefonata del 25 luglio scorso.

Si tratta di nove pagine in cui si riporta la fortissima preoccupazione di una decina di funzionari dell’amministrazione per un uso del potere spregiudicato da parte di Trump, quando al leader ucraino chiese ripetutamente di colpire il suo probabile avversario nelle elezioni presidenziali del prossimo 3 novembre, Joe Biden.

“Quei funzionari sono come delle spie, e le spie andrebbero punite per tradimento, come ai vecchi tempi”, la reazione furiosa del tycoon.

Ma la ricostruzione della talpa fa venire alla luce un comportamento ancor più grave. Resisi conto della gravità del colloquio tra Trump e Zelensky, gli uomini del presidente nei giorni successivi tentarono in tutti i modi di bloccarne i contenuti e di far sparire soprattutto la trascrizione parola per parola della telefonata.

“Funzionari della Casa Bianca mi hanno detto di aver ricevuto indicazioni dai legali del presidente di rimuovere la trascrizione elettronica dal sistema computerizzato interno in cui trascrizioni simili sono solitamente conservate”, si legge nella denuncia.

“La trascrizione – prosegue la talpa – è stata quindi caricata su un sistema elettronico separato usato per la raccolta di informazioni riservate di natura particularmente sensibile”. Insomma, all’abuso di potere da parte del tycoon si aggiunge “un abuso del sistema elettronico. Perché la telefonata non conteneva nulla di sensibile da un punto di vista della sicurezza nazionale”.

La Casa Bianca commenta parlando di “informazioni di terza mano” che “non cambiano nulla”. Ma per la speaker della Camera Nancy Pelosi “i fatti dimostrano che il presidente ha tradito il Paese, ignorando e violando la Costituzione e mettendo a rischio la sicurezza nazionale e l’integrità delle elezioni americane”.

Intanto al Congresso è partita di fatto l’indagine di impeachment. E il primo  passo è stata la testimonianza davanti alla commissione intelligence della Camera del capo degli 007 Usa Joseph Maguire, messo da Trump al posto dello ‘scomodo’ Dan Coats e che ha dovuto difendersi dalle critiche di aver gestito male la situazione.

E sì, perchè una delle cose che i parlamentari vogliono appurare è perchè la denuncia che la talpa consegnò ai suoi vertici non ebbe seguito, accantonata  infine dal Dipartimento di giustizia.

Maguire, definendo la talpa “credibile e in buona fede”, ha spiegato di non aver condiviso immediatamente la denuncia con il Congresso perchè si tratta di una denuncia “senza precedenti”. E il suo dovere era verificare prima se la materia ricadesse nell’executive privilege, il principio secondo cui un presidente non è tenuto a condividere informazioni sensibili e protette.

Per questo si rivolse agli uffici legali di Casa Bianca e Dipartimento di giustizia che alla fine misero la tacere la cosa.

Al centro delle indagini anche il ruolo del legale personale di Trump, Rudi Giuliani, che per la talpa ha avuto un ruolo centrale nella vicenda e pochi giorni dopo la telefonata volò a Madrid per incontrare uno stretto collaboratore di Zelensky. Nel mirino anche il ruolo del ministro della giustizia William Barr.

(di Ugo Caltagirone/ANSA)

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