Trump all’Onu: “Futuro è dei patrioti non dei globalisti”

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump durante il suo intervento all'Asamblea Generale delle Nazioni Unite. (LaPrensa.hn)

NEW YORK.  – “Il futuro non appartiene ai globalisti. Il futuro appartiene ai patrioti, alle nazioni sovrane e indipendenti”. Donald Trump, inseguito sempre più dallo spettro dell’impeachment, rilancia il sovranismo dell’America first come messaggio principale del suo intervento in apertura della 74esima assemblea generale dell’Onu.

Un intervento nel quale però appare quasi sedato, lontano dai toni aggressivi e minacciosi dei precedenti consessi. E più che per quello che dice, sorprende per quello che non dice.

Soprattutto dopo l’allarme lanciato prima di lui dal segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres “sull’allarmante possibilità di conflitti armati nel Golfo” in seguito agli “inaccettabili” attacchi al petrolio saudita, che lo stesso segretario di Stato Usa Mike Pompeo aveva definito “un atto di guerra”.

Il tycoon invece usa moderazione nei suoi attacchi a Teheran, quasi a confermare che qualcosa forse si sta muovendo proprio al Palazzo di Vetro, con sforzi incrociati del capo dell’Eliseo Emmanuel Macron e della cancelliera tedesca Angela Merkel, che hanno visto separatamente sia Trump che il presidente iraniano Hassan Rohani.

Il commander in chief si limita a ripetere che l’Iran è “il maggiore sponsor mondiale del terrorismo” e che le sanzioni saranno rafforzate se non cambia atteggiamento. E ammonisce tutti i Paesi del mondo a non finanziare la “sete di sangue” di Teheran, che sta alimentando le guerre in Siria e Yemen e sperperando la sua ricchezza in una “fanatica ricerca per le armi nucleari”.

Ma non c’è alcun appello a costruire una coalizione anti Iran all’Onu, come aveva ventilato Pompeo. I toni sono pacifisti: “Molti dei nostri amici di oggi una volta erano i nostri più grandi nemici. Gli Usa non hanno mai creduto in nemici permanenti. L’America sa che mentre tutti possono fare la guerra, solo i più coraggiosi possono scegliere la pace”, osserva, ribadendo l’obiettivo di cessare le “guerre senza fine”.

Accompagnato dalla first lady Melania, Trump preferisce celebrare la crescita economia del suo Paese e riaffermare le sue convinzioni nazionaliste e sovraniste, che hanno alimentato la crescita di leader populisti nel mondo.

“Se volete la libertà, mantenete la sovranità. Il globalismo ha esercitato un’attrazione religiosa sui leader del passato facendo sì che alla fine questi ignorassero i loro interessi nazionali. Ma, per quanto riguarda l’America, quei giorni sono finiti”, ha avvisato, battendo il tasto sui confini forti e sulla lotta all’immigrazione illegale.

Nel suo intervento il tycoon ha ricordato anche i suoi negoziati con la Corea del Nord, denunciato il regime venezuelano di Maduro, esortato Pechino ad onorare il trattato su Hong Kong e invocato un commercio equo attaccando le pratiche economiche cinesi su cui le elite globali hanno chiuso gli occhi.

Ma non una parola sul disarmo, né su clima e ambiente, temi centrali dell’assemblea Onu (virale è diventato il video di Greta Thunberg che ieri fulminava con lo sguardo Trump mentre entrava a Palazzo di Vetro dopo l’infuocato j’accuse della giovane attivista svedese).

Brilla l’assenza di nuovi e carismatici leader multilateralisti che rafforzino figure come quelle di Macron e Merkel. Mentre quelli populisti si avvicendano con le loro ombre: Trump azzoppato dallo spettro dell’impeachment per il caso Ucraina, il suo amico Boris Johnson tramortito dalla sentenza con cui la Corte Suprema britannica ha dichiarato illegale la sospensione del Parlamento da lui voluta, il brasiliano Jair Bolsonaro contestato per aver dichiarato che l’Amazzonia non è patrimonio dell’umanità.

Sul palcoscenico dell’Onu l’unico che giganteggia finora è Guterres, con i suoi moniti contro le guerre, la corsa agli armamenti, la catástrofe climatica e la violazione dei diritti umani: “Mentre un numero record di rifugiati e sfollati è in movimento, la solidarietà è in fuga. Non solo i confini, ma i cuori si chiudono, le famiglie di rifugiati vengono distrutte e il diritto di chiedere asilo fatto a pezzi”.

(dell’inviato Claudio Salvalaggio/ANSA)

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