Tensione all’Onu, Usa espellono due diplomatici cubani

Un gruppo di diplomatici cubani boicottano con grida e colpi sul tavolo un atto organizato nella sede de la ONU il martedí.. Durante l'atto, Stati Uniti voleva denunciare la situazione dei prigionieri polítici nell' isola. (AP)

NEW YORK. – Nuova escalation delle tensioni tra Stati Uniti e Cuba. Washington ha espulso due diplomatici della Missione dell’Avana all’Onu, accusandoli di “attività che minacciano la sicurezza nazionale”.

La portavoce del dipartimento di Stato, Morgan Ortagus, ha annunciato su Twitter alla vigilia dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite di aver chiesto la loro “immediata partenza” per aver “abusato” dei privilegi di soggiorno, “tentando di condurre operazioni di destabilizzazione”.

Inoltre, ha comunicato nuove restrizioni di movimento per tutti i membri della Rappresentanza, che potranno spostarsi “nella sola isola di Manhattan”, il limite più severo imposto dagli Usa su qualsiasi delegazione al Palazzo di Vetro.

La decisione è stata immediatamente condannata dal ministro degli Esteri cubano, Bruno Rodríguez, il quale ha definito “volgare calunnia” l’accusa rivolta ai due diplomatici. Mentre la Missione alle Nazioni Unite, in una nota ricevuta dall’ANSA, “ha rifiutato categoricamente l’espulsione ingiustificata dei suoi diplomatici e l’inasprimento delle restrizioni di movimiento per i funzionari a New York e le loro famiglie”.

Allo stesso tempo, “ha denunciato che tale situazione cerca di provocare un’escalation diplomatica che porterà alla chiusura delle ambasciate bilaterali”.

“Il governo degli Stati Uniti intende offuscare il prestigio della diplomazia rivoluzionaria cubana usando la volgare calunnia che i suoi diplomatici hanno effettuato azioni incompatibili con il loro status”, si legge ancora: “Con queste azioni, Washington intensifica la sua politica ostile contro l’isola, in un percorso apertamente provocatorio, e continua ad ignorare che i principi della nostra diplomazia non sono negoziabili”.

“Cuba – ha concluso – non può essere intimidita, né con queste né con altre provocazioni, e non rinuncerà a lottare per la sua indipendenza e sovranità”.

(di Valeria Robecco/ANSA)

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