Giallo su “promessa” Trump ad un leader straniero

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump sostiene una conversazione telefonica. (La Repubblica)

WASHINGTON. – É giallo sulla “promessa” che Donald Trump avrebbe fatto ad un non meglio specificato leader straniero durante una telefonata. Un episodio denunciato formalmente da un dirigente dell’intelligence Usa assumendo lo status di “whistleblower”, la figura dell’informatore che denuncia un illecito godendo delle tutele dell’ordinamento giuridico Usa.

E che ora è approdato alla Camera, dove la commissione intelligence vuole capire anche se la Casa Bianca ha tentato di insabbiare la segnalazione.

“Un’altra storia di fake news”, l’ha liquidata il presidente su Twitter. “Virtualmente ogni volta che parlo al telefono con un leader straniero, capisco che ci possono essere molte persone che ascoltano di varie agenzie Usa, per non parlare di quelle dell’altro paese. Nessun problema!”, ha scritto.

“Sapendolo, c’è qualcuno stupido abbastanza da credere che direi qualcosa di inappropriato con un leader straniero durante una chiamata potenzialmente ‘pesantemente popolata’? Comunque farò solo ciò che è giusto e farò solo il bene degli Usa!”, ha assicurato.

La sua smentita non basta però a dissipare i nuovi interrogativi sulla gestione disinvolta delle informazioni sensibili da parte del tycoon: dalla rivelazione della fonte israeliana di un’ operazione di spionaggio in Siria durante un colloquio nello Studio Ovale con alti dirigenti di Mosca sino all’evacuazione di un dirigente russo che spiava per la Cia messo in pericolo da un colloquio imprudente del presidente. La denuncia del “whistleblower”risale al 12 luglio scorso.

Nelle cinque settimane precedenti, segnala il Post, Trump aveva parlato o interagito con cinque leader stranieri: il russo Vladimir Putin, il nordcoreano Kim Jong Un, il premier del Pakistan, quello dei Paesi Bassi e l’emiro del Qatar. Tuttavia, non è chiaro se la comunicazione che ha ispirato la denuncia sia avvenuta con uno di loro. Non si sa neppure se la talpa abbia assistito al colloquio o ne sia venuto a conoscenza dopo.

In ogni caso l’ha ritenuto così preoccupante da denunciarlo a Michael Atkinson, ispettore generale della intelligence community. Quest’ultimo lo ha trovato credibile e preocupante abbastanza da considerarlo una questione urgente, una soglia legale che richiede la notifica al Congresso.

Atkinson ha sottomesso la denuncia due settimane dopo a Joseph Maguire, capo ad interim della National Intelligence (Dni) che coordina tutte le agenzie degli 007 e che si è rifiutato di condividere idettagli dell’episodio con i parlamentari.

A questo punto, all’inizio di settembre, l’ispettore ha informato il Congresso dell’esistenza della denuncia. E la commissione intelligence della Camera ha avviato súbito un’indagine, convocando per oggi lo stesso Atkinson per un briefing a porte chiuse nel quale però ha detto di non poter rivelare nulla.

Citato per il 26 settembre anche il riluttante Maguire. L’obiettivo è fare luce sulla presunta promessa e su eventuali tentativi dell’amministrazione di coprire tutto.

Gli esperti legali ricordano tuttavia che il presidente ha ampia autorità per decidere unilateralmente quando classificare o declassificare le informazioni.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)