I cento anni di Lepri: “Rischiai la vita per fare un giornale”

Il direttore dell'ANSA Luigi Contu (S), Sergio Lepri (C) e il presidente dell'ANSA Giulio Anselmi, in occasione della cerimonia per i 100 anni di Sergio Lepri, nella Sala degli Elementi a Palazzo Vecchio, Firenze,
Il direttore dell'ANSA Luigi Contu (S), Sergio Lepri (C) e il presidente dell'ANSA Giulio Anselmi, in occasione della cerimonia per i 100 anni di Sergio Lepri, nella Sala degli Elementi a Palazzo Vecchio, Firenze, 18 Settembre 2019. ANSA/CLAUDIO GIOVANNINI

FIRENZE. – “Ho cominciato da direttore”, quando questo voleva dire “rischiare la vita”. Così Sergio Lepri ha raccontato il suo debutto da giornalista alla platea che, nella Sala degli Elementi di Palazzo Vecchio, ha festeggiato i suoi 100 anni: un evento voluto dal Comune di Firenze – la città dove è nato il 24 settembre 1919 – aperto dal sindaco Dario Nardella e seguito dagli interventi del presidente e del direttore dell’ANSA, Giulio Anselmi e Luigi Contu.

Lo storico direttore dell’ANSA (ha guidato l’agenzia per quasi 30 anni, dal 1962 al 1990), ha iniziato la sua avventura nel giornalismo dirigendo a Firenze, fra il 1943 e il 1944, il giornale clandestino del Partito liberale. Ad ascoltarlo, insieme a familiari e parenti, molti giornalisti che hanno lavorato con lui o lo hanno conosciuto durante l’attività professionale, e che hanno voluto rendergli omaggio.

“Fare un giornale e distribuirlo a quei tempi significava rischiare la vita”, ha osservato Lepri, ricordando gli anni della Resistenza come “un periodo formativo per una parte della mia generazione”, senza nascondere l’emozione parlando di quando alla radio, “a volume basso per non farsi sentire da qualcuno in giro, ascoltavo trasmettere dalla Francia la Marsigliese”, o “il canto di Bella Ciao” che ancora lo commuove; poi, rievocando la sua esperienza al Giornale del Mattino a Firenze, dopo la quale lui, laico, è stato portavoce del democristiano Amintore Fanfani come presidente del Consiglio, prima di approdare all’ANSA.

Da direttore dell’agenzia Lepri ha portato uno stile fatto di indipendenza e rigore, e una forte attenzione alle nuove tecnologie, con la nascita dell’archivio digitale. “I lanci d’agenzia che Sergio ci faceva vedere alle lezioni erano dei tweet, c’era già Twitter, noi lo eravamo già, Lepri aveva capito l’importanza della velocità”, ha spiegato Luigi Contu, ricordando le lezioni di giornalismo di Lepri a Urbino nei primi anni 80, e sottolineando come “per dare un’informazione pulita dobbiamo sempre affrontare i fatti col rigore che ci ha insegnato Sergio”.

Quello di Lepri, per Giulio Anselmi, è l’insegnamento di una informazione “libera, indipendente, mai settaria”, che oggi appare “un insegnamento che purtroppo in parte si è perduto”. Secondo Contu, “la politica oggi non è consapevole della centralità dell’informazione, ma l’informazione è fondamentale, ed è fondamentale che le notizie siano prodotte da gente che ha quel codice che Sergio Lepri ci ha fatto adottare”.

Proprio per rimarcare l’importanza di una corretta informazione non solo come baluardo democratico ma anche come componente di un “nuovo umanesimo”, il sindaco Dario Nardella in occasione della festa per Lepri ha rivolto un appello al premier Giuseppe Conte affinché si faccia promotore a Firenze di “un appuntamento che metta al centro un nuovo umanesimo e un nuovo giornalismo in cui contino rigore e sobrietà, e che faccia riscoprire la vera informazione contro le fake news e l’eccessivo asservimento ai social media”.

(di Leonardo Testai/ANSA)