“ Spiavano siti militari”, Iran arresta due blogger

La coppia di travelblogger australiani Jolie King e Mark Fikrin, in alcune selfie. (Yahoo News Australia)

ISTANBUL. – In Iran erano arrivati dopo un paio d’anni in viaggio alla scoperta di Europa, Asia e Medio Oriente. Avventure raccontate alle loro migliaia di follower su YouTube e Instagram, fino alle tappe in Kirghizistan e Pakistan.

Poi, una decina di settimane fa, i loro post entusiasti si sono interrotti. È finito nel Paese degli ayatollah il tour della coppia di travel blogger australiani Jolie King (passaporto anche britannico) e Mark Fikrin. Dopo che il loro caso era stato reso pubblico dalle autorità di Canberra, la Repubblica islámica ne ha confermato l’arresto.

l portavoce della magistratura, Gholamhossein Esmaili, ha spiegato che sono stati fermati dopo aver scattato foto di siti militari “proibiti” con un drone. Secondo l’accusa si tratta di informazioni sensibili, raccolte per consegnarle a potenze straniere. La coppia si troverebbe ora nella prigione di Evin a Teheran, dove vengono detenuti molti dissidenti politici.

Li attende un processo per spionaggio, come un’altra cittadina britannico-australiana, Kylie Moore-Gilbert. Anche questo caso è stato reso noto dopo un lungo silenzio.

Ricercatrice sul Medio Oriente alla Melbourne University, formatasi a Cambridge e specializzata sull’area del Golfo, la donna era stata arrestata un anno fa per “spionaggio a favore di un Paese straniero”: espressione con cui l’Iran si riferisce solitamente a Stati Uniti e Israele o a loro stretti alleati.

Anche lei sarebbe detenuta a Evin. L’Australia ha fatto sapere che sta fornendo ai tre assistenza consolare. La ministra degli Esteri Marise Payne ha spiegato di non avere “nessun motivo” per ritenere che gli arresti abbiano una motivazione politica, malgrado le tensioni legate alla detenzione di diversi cittadini stranieri accusati di spionaggio, molti dei quali con doppia nazionalità iraniana.

In primavera il ministro degli Esteri di Teheran Mohammad Javad Zarif aveva sollevato a sua volta il caso di Negar Ghodskani, una donna iraniana arrestata in Australia nel 2017 e poi estradata negli Stati Uniti, dove ha confessato di aver fatto parte di una cospirazione per esportare in Iran tecnologie in violazione delle sanzioni.

Il mese scorso, nonostante l’opposizione di Teheran, Canberra ha inoltre annunciato il suo supporto alla missione navale Usa nel Golfo per garantire la sicurezza del traffico commerciale dopo i sabotaggi delle petroliere.

(di Cristoforo Spinella/ANSA)

Lascia un commento