Israele verso le elezioni, l’incognita del voto arabo

Cartellone con Netanyahu
Un cartellone elettorale mostra al primo ministro Netanyahu e lider del Likud con il presidente Donald Trump. (Il Fatto Quotidiano)

TEL AVIV. – Additata dalla destra nazionalista, Likud in testa, come una minaccia potenziale per la democrazia israeliana, la minoranza araba (un milione di aventi diritto su 6,4 milioni) è chiamata martedì a scegliere fra il sostegno ad una Lista araba unita – verso cui nutre molte riserve – oppure ignorare del tutto le elezioni, cosa che andrebbe a vantaggio dei suoi rivali politici.

Oggi lo scrittore David Grossman ha fatto appello agli arabi israeliani affinché affluiscano in massa alle urne “perché un non voto – ha affermato – significa rafforzare gli israeliani che vorrebbero farvi sentire estranei e non partecipi”.

Una astensione, ha spiegato, “significa sospingere Israele ancora di più verso un baratro nazionalista, fanatico e razzista”.

Secondo vari sondaggi, fra gli arabi israeliani solo il 45% è certo di andare alle urne questa volta (meno della precedente) e di questi il 38% voterebbe la Lista araba unita, coalizione eterogenea di comunisti, nazionalisti, islamici ed indipendenti, che avrebbe 10 seggi su 120 alla Knesset.

Ma il 57% dei votanti arabi israeliani ritiene che la Lista non si concentri a sufficienza su problemi ritenuti centrali come la diffusa criminalità, le insufficienze nei servizi sociali e nell’istruzione, la difficoltà di trovare casa.

La necessità di rompere col passato e di intraprendere una linea politica finora inesplorata è stata peraltro avvertita dal leader della Lista unita Ayman Odeh, che il mese scorso ha dichiarato di essere disponibile ad entrare in un governo di centro sinistra guidato da Benny Gantz (Blu-Bianco). Ad una condizione: il sostegno ad dialogo con la leadership palestinese.

“Per la prima volta in 40 anni – ha notato la rivista comunista Zu Ha-Derekh – un nostro leader ha ottenuto il titolo di prima pagina sul popolare Yediot Ahronot”, che ha qualificato il suo intervento “di importanza storica” per la volontà di ampi settori della minoranza araba di svolgere un ruolo attivo nella politica nazionale.

La sortita di Odeh è stata attaccata dal Likud e scartata anche dai centristi di Blu-Bianco, che non intendono associarsi ad una Lista che abbia all’interno elementi “contrari al carattere ebraico di Israele”.

In questo contesto si è sviluppata la campagna elettorale del Likud incentrata su presunti brogli elettorali avvenuti nelle elezioni dello scorso aprile nelle località arabe. “Non consentiremo che si rubino anche le prossime elezioni”, ha avvertito il partito di Benyamin Netanyahu invocando l’installazione di telecamere nelle urne, in particolare nel settore arabo.

Ai parlamentari arabi quella richiesta è parsa del tutto infondata, nonché “razzista”. Per sbarrare il passo alle destre e ai pregiudizi etnici, hanno replicato, il 17 settembre l’elettorato arabo dovrà mobilitarsi in massa.

L’ultimo sondaggio intanto fotografa il blocco di centrodestra guidato dal Likud in leggero vantaggio a 57 seggi su 120 alla Knesset, mentre quello del centrosinistra è a quota 54.

Ago della bilancia saranno i 9 seggi attribuiti ad Israel Beitenu di Avigdor Lieberman, il nazionalista laico che già una volta – nello scorso aprile – ha detto no ad un governo con Netanyahu.

(di Aldo Baquis)/ANSAmed)

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